Un Azione Popolare contro il dissolvimento politico
C’è un libro appena uscito pieno di naturale sostanza per la concretezza delle tematiche proposte. E’ un nuovo prezioso ed autorevole pamphlet di Salvatore Settis che sicuramente potrà innovare, con la sua forza intellettuale, l’attuale dibattito in ordine al momento di crisi che stiamo attraversando sotto ogni profilo e in ogni contesto. Dal sito di Einaudi il libro si presenta così: «Azione popolare» è il pieno esercizio del diritto di cittadinanza, per imporre un’agenda politica centrata sul bene comune. Il suo manifesto esiste già: è la Costituzione. Che società ci aspetta sotto l’assolutismo dei mercati e il ricatto del debito pubblico? Quale ambiente, quale cultura, salute, educazione? Quale giustizia sociale? Serve un’altra idea di Italia per liberare energie civili, creatività, lavoro. Per la Costituzione, lo Stato siamo noi. Cittadini responsabili. In prima persona.
Indignarsi non basta. Contro l’indifferenza che uccide la democrazia, contro la tirannia antipolitica dei mercati dobbiamo rilanciare l’etica della cittadinanza. Puntare su mete necessarie: giustizia sociale, tutela dell’ambiente, priorità del bene comune sul profitto del singolo. Far leva sui beni comuni come garanzia delle libertà pubbliche e dei diritti civili. Recuperare spirito comunitario, sapere che non vi sono diritti senza doveri, pensare anche in nome delle generazioni future.
Ambiente, patrimonio culturale, salute, ricerca, educazione incarnano valori di cui la Costituzione è il manifesto: libertà, eguaglianza, diritto al lavoro. La comunità dei cittadini è fonte delle leggi e titolare dei diritti. Deve riguadagnare sovranità cercando nei movimenti civici il meccanismo-base della democrazia, il serbatoio delle idee per una nuova agenda della politica. Dare nuova legittimazione alla democrazia rappresentativa facendo esplodere le contraddizioni fra i diritti costituzionali e le pratiche di governo che li calpestano in obbedienza ai mercati. Ricreare la cultura che muove le norme, ripristina la legalità, progetta il futuro. Serve oggi una nuova consapevolezza, una nuova responsabilità. Una forte azione popolare in difesa del bene comune.
In queste parole si intravede tutto il percorso dell’Italia per bene prima che alcuni tarli interni ne hanno minato le radici. Ebbene, se serve oggi una nuova consapevolezza, una nuova responsabilità. Una forte azione popolare in difesa del bene comune, allora occorre arginare il fenomeno del dissolvimento politico e del dissolvimento anche della buona politica. Quella buona politica necessaria per rimettere in sesto le sorti del Paese. L’espressione “dissolvimento politico” è stata pronunciata dal Prof. Giuseppe De Rita in una recente intervista nel quale il noto sociologo afferma C’è una disaffezione verso la politica, come rappresentanza elettorale. E c’è disaffezione verso la politica come funzione di governo della società.
Rappresentanza elettorale e funzione di governo della società. Due capisaldi strutturali. Infungibili ed irreversibili. Insomma siamo di fronte ad un momento epocale dove lo sgretolamento delle istituzioni è conseguenza della crisi della rappresentanza e dunque del partito costituzionalmente inteso. La politica “promozionale” che ha portato nei vari “parlamentini” esponenti frutto della degenerazione ha prodotto dei “nuovi mostri” che nemmeno Dino Risi avrebbe potuto immaginare. Politici aberranti che hanno spremuto e perforato una seconda repubblica molto simile ad una ragnatela piena di intrecci e di maglie che hanno lasciato ampi margini a deroghe. Una repubblica fondata appunto sulla deroga, sull’eccezione e sulle cose che tutti sappiamo e che vorrei risparmiare al lettore di queste poche righe. In ogni caso però De Rita sottolinea che questo è un dissolvimento, molto più accentuato di quello verificatosi venti anni fa. La sua caratteristica più evidente è nella disarticolazione di una classe politica, che oggi non può più chiedere deleghe. Perché non gliele da nessuno. E’ evidente che anche il governo dei tecnici non ha portato quei risultati sperati. Ecco perché ci vogliono saggi in luogo di tecnici. Un governo di saggi. E una terza Repubblica fondata sulla saggezza. E su quel principio costituzionale di Ragionevolezza poco evocato, ma oggi necessario e fondamentale. Come necessaria e fondamentale è la Costituzione. Stella polare. Ed unica luce rimasta ad illuminarci ne buio totale, per trovare ancora la strada maestra e salvare questo nostro Paese dal declino che il mondo intero osserva da spettatore. “A noi tocca – afferma autorevolmente Settis – nel degrado dei valori e dei comportamenti che appesta il tempo presente, impegnarci in una riflessione alta e meditata, non macchiata da personali interessi, sul grande tema del bene comune, cuore della nostra Costituzione, nel solco di una tradizione culturale e giuridica che in italia non ha meno di due millenni di vita, e che oggi si trova sotto attacco. Ridare dignità alla politica non delegittimando i partiti, ma guarendoli dalla loro sordità con la forza delle idee”
ANTONIO CAPITANO