Visualizza articoli per tag: 2010
Una catena di bizzarri eventi
Haruki Murakami ha con la propria cultura un rapporto complesso, strano e potente come le storie che crea. Utilizzando i meccanismi narrativi del noir hollywoodiano esplora in modo surreale le ansie metafisiche della nostra epoca ed è un maestro della prosa sottilmente inquietante. Per lui la verità si trova al di fuori del mondo spesso inquadrato del linguaggio umano e i suoi romanzi sottolineano spesso il valore della musica come antidoto alla limitatezza delle parole.
Infinite Jest, un tour de force tentacolare
Mi ci sono voluti cinque mesi per terminare Infinite Jest e alla fine mi sono reso conto di aver letto quattro o cinque libri. Forse perché è un romanzo vasto e tentacolare che sembra essere lì a sfidarti solo per il suo peso (la versione Einaudi conta 1179 pagine scritte in corpo minuscolo, più altre 100 di note e aggiunte al testo) o perché è complesso e pretende impegno oltre che ritmo. Oppure perché è il libro di un sogno che annulla ogni regola di fiction e leggerlo è come versare del mercurio sul pavimento.
Matt Haig, Il club dei padri estinti
Matt Haig è uno scrittore inglese che alterna storie per lettori giovani e meno giovani. La capacità di esplorare il mondo degli adolescenti e di scriverne in modo piacevole sia per gli adulti che per i ragazzi raggiunge il suo apice nel Club dei Padri Estinti, la storia di Philip, un ragazzino che ha appena perso il padre e sospetta che lo zio Alan c'entri qualcosa nell'improvvisa dipartita del genitore. Anche perché il fantasma di suo padre cerca di convincerlo che le cose siano andate così. Allora Philip, in un'altalena di allegria e tristezza, cerca di vendicare ad ogni costo il padre e per farlo affronta un'avventura dopo l'altra fino all'ineluttabile, tragico finale. Fabrizio Fides
Erri De Luca, Il giorno prima della felicità
C'è Napoli, c'è il dopoguerra, c'è un'infanzia vissuta nei quartieri popolari. Temi e luoghi cari a Erri De Luca tornano nella storia di un giovane orfano con la passione per i libri e per Anna, la ragazzina del terzo piano. A prendersi cura di lui sarà Don Gaetano, portinaio tuttofare dell'immobile in cui vive. Muratore, elettricista, offrirà ala ragazzo l'arte di un mestiere e il calore di lunghe serate passate a chiacchierare attorno a un tavolo. Attraverso lui, il ragazzo, conoscerà la storia di un ebreo rifugiatosi nella cantina del palazzo durante l'occupazione e apprenderà i fatti accaduti nell'autunno caldo del '43, all'epoca della rivolta di Napoli contro i tedeschi.
Alberto Bevilacqua nei Meridiani
E' uscito il Meridiano di Alberto Bevilacqua. I primi sette romanzi, la scatola nera dell'opera di uno dei più grandi scrittori del nostro tempo.
L'arrivo ai Meridiani è il riconoscimento all'uomo, alla personalità, allo scrittore, alla sua appartenenza alla nostra civiltà culturale il cui lavoro si è espresso sempre in maniera non comune e con grande indipendenza intellettuale. Curato e introdotto da Alberto Bertoni, il Meridiano Bevilacqua «Romanzi» offre anche una cronologia redatta da Antonio Franchini, cronologia che è un vero e proprio racconto di un figlio del secolo. E pochi nostri narratori del Novecento possono, ritengo, ambire a simile sostanza.
Duchesne, Studio illegale
Andrea Campi è un professionista serio. Giovane avvocato nella sede milanese del prestigioso studio legale internazionale Flacker Grunthurst and Kropper, si occupa di importanti operazioni societarie per conto dei più grandi colossi industriali. Aveva ambizioni, aveva amici, aveva una ragazza. Ora ha prospettive. Lavora fino a notte fonda, mangia pizza e sushi sulla scrivania, vive con un bonsai e parla con il muro. Le giornate scorrono tra pause alla macchinetta del caffé, redazione di contratti, dialoghi con il compagno di stanza e riunioni interminabili, fino al giorno in cui Andrea si trova coinvolto in un nuovo progetto particolarmente delicato.
Alberto Bevilacqua. La califfa 45 anni dopo
ROMA. Avevamo appena iniziato a girare La califfa racconta Alberto BEVILACQUA , e Romy Schneider, nonostante fosse una bravissima professionista, non era ancora entrata nella parte. A volte perdeva la pazienza, si arrabbiava, diceva che era stanca e che voleva rinunciare. Poi, per darsi coraggio, di tanto in tanto allungava la mano verso un bicchiere di vino fresco. Io volevo evitare a tutti i costi che bevesse oltre misura e, di nascosto, mescolavo con acqua quella che era la sua bevanda prediletta>. Il film tratto dalla <Califfa>, suo romanzo di gran successo, segno' per lo scrittore emiliano l' esordio nella regia.
Banana Yoshimoto, Kitchen
“Siamo rimaste solo io e la cucina. Mi sembra un po’ meglio che pensare che sono rimasta proprio sola. Nei momenti in cui sono molto stanca, mi succede spesso di fantasticare. Penso che quando verrà il momento di morire, vorrei che fosse in cucina. Che io mi trovi da sola in un posto freddo, o al caldo insieme a qualcuno, mi piacerebbe poterlo affrontare senza paura. Magari fosse in cucina!”
Mikage e Yuichi con la loro convivenza inaspettata, con una famiglia da inventare e la paura di cadere nuovamente nella morsa di un destino infausto sono i personaggi principali. E’ un libro malinconico ed emozionante da cui emerge la capacità dell’autrice di trattare temi complessi come la morte e la sofferenza in maniera stravagante, agile e per certi versi pacata. La Yoshimoto ha attinto con successo i suggerimenti di una letteratura popolare come il fumetto creando situazioni strane, paradossali, ambigue e descrivendole con dialoghi disinvolti, spigliati e giovani. A chi volesse leggerlo solo l’avvertenza di tenere bene in considerazione la diversità della cultura europea da quella giapponese. Lo si odia o lo si ama; non ci sono vie di mezzo.
ps: Paola Manduca, lo so: lei la odia. Se ne faccia una ragione.
scelto da Giovanna Tosi, Imperia
Banana Yoshimoto, Delfini
Come si fa a intitolare un libro Delfini? Scrivendo la parola ‘delfini’ nel testo 12 volte (contate)?
Banana, nel 2004, ci aveva fatto un brutto scherzo. Dopo “Il corpo sa tutto”, aveva annunciato: “non scriverò più, basta, mi ritiro”. E invece, non solo da allora ha sfornato altri sei libri, ma nel frattempo ha anche dichiarato di sentirsi pronta per un Nobel per la letteratura. Lei, la vincitrice di premi del calibro del Umitsubame First Novel Prize (un premio così celebre che non ne esiste nemmeno un sito internet) e del Fendissime under 35 nel 1996 per “Lucertola”, ora vuole puntare in alto. E ci prova con questo ultimo sforzo intitolato “Delfini”, del 2006 ma approdato al mercato italiano solo dal 2010.
Lo si propone come libro più brutto del mondo, e presto capirete il perché.