La scrittura di Paul Auster è stata fatto oggetto di numerose classificazioni che hanno contrariato prima di tutti la moglie Siri Hustvedt, grandissima e pluripremiata scrittrice a sua volta e lo stesso scrittore appena scomparso. Nel suo lungo articolo di addio, Michele Genchi lo descrive, piuttosto, come il cantore della sua città: New York, in particolare Brooklyn teatro di tutti, o quasi, i suoi romanzi.
Paul Auster. Storia di un americano


Vi anticipiamo un ampio stralcio dell’intervista di Antonio Monda di Repubblica allo scrittore newyorkese: “L’escalation è iniziata con la richiesta di 11 mila voti persovvertire il risultato elettorale. McConnell e Pence? La storia insegna che, quando cade un regime, anche i fedelissimi per salvarsi si schierano con i vincitori”
Prendete Sunset Park, staccate la copertina (se vi riesce di farlo) e incollate le pagine in coda a Follie di Brooklyn. Lo avete fatto? Bene: andate all’inizio dei due libri, che sono diventati uno solo, e cominciate a leggere.