Effetti collaterali dell’amore quando finisce

   Tempo di lettura: 2 minuti

Rema arriva a casa, ma suo marito, Leo Liebenstein (uno psichiatra newyorchese) è convinto che quella donna non sia sua moglie. Fisicamente è identica in tutto e per tutto alla donna che ha sposato, ma Leo dentro sente che la sua Rema non è lei.
Leo non si lascia ingannare e risponde alle domande della donna chiedendosi al tempo stesso dove sia veramente finita Rema (per lui quella donna è un simulacro, un surrogato di Rema). Mentre i sospetti si fanno sempre più ossessivi, comincia a spiarla alla ricerca di un qualsiasi indizio che possa smascherarla e aiutarlo a scoprire dove in realtà si trova la sua vera moglie.

La scomparsa di un suo paziente, Harvey (un agente segreto per la Royal Academy of Meteorology?), ostacola ancora di più la situazione, perché Leo è convinto che i due fatti siano collegati tra loro e che Rema sia da ricercare nel sud della Patagonia, nel suo paese di origine.
L’indagine che compie lo porterà a conoscere l’enigmatico meteorologo Dott. Tzvi Gal-Chen e i meccanismi segreti della Royal Academy of Meteorology nel loro conflitto cosmico con i 49 Padri Quantum…

Sotto la vicenda di Leo e di Rema in realtà si annida una riflessione complessa sull’amore, soprattutto sulla fine dell’amore.
Con notevole empatia e abbagliante raffinatezza letteraria, Rivka Galchen indaga sul momento di crisi, di quando ci si rende improvvisamente conto che la realtà non è più quella che si può accettare e la persona che ami è diventata semplicemente la persona con cui vivi.

Un romanzo sulla natura misteriosa delle relazioni umane in cui tutto è diverso da ciò che sembra essere.
Certe strategie narrative fanno venire in mente certe tecniche ludiche di Jonathan Lethem, Franz Kafka, Primo Levi o Thomas Pynchon. Ma ha anche, e forse volutamente, Jorge Luis Borges…

Galchen Rivka, Effetti collaterali dell’amore quando finisce, 2010, 315 p., brossura, traduzione di A. Rusconi, Edizioni Piemme. Disponibile anche in ebook.

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Marco Crestani

"In una poesia o in un racconto si possono descrivere cose e oggetti comuni usando un linguaggio comune ma preciso, e dotare questi oggetti - una sedia, le tendine di una finestra, una forchetta, un sasso, un orecchino - di un potere immenso, addirittura sbalorditivo. Si può scrivere una riga di dialogo apparentemente innocuo e far sì che provochi al lettore un brivido lungo la schiena… Questo è il tipo di scrittura che mi interessa più di ogni altra. Non sopporto cose scritte in maniera sciatta e confusa…"(Raymond Carver)
http://libereditor.wordpress.com/

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