Le mille crisi dell’Italia dei libri. Il rapporto Aie 2018

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L’Italia dei libri di fronte alla nuova crisi.

Battuta di arresto, l’ennesima, nell’Italia dei libri assai sensibile ai difficili equilibrismi dell’economia dei consumi e della politica. I primi dieci mesi del 2018 segnalano il brusco arretramento delle vendite; una lenta erosione che ha toccato pressoché tutti i mesi dell’anno giungendo nella prima settimana di novembre a totalizzare un complessivo -0,9% a valore,  in base ai dati Nielsen per l’Associazione Italiana Editori,  nei canali tradizionali (le librerie fisiche, le librerie online senza Amazon, che si pensi essere la più importante per fatturato, e la grande distribuzione). Il fatturato dei libri nel nostro Paese era cresciuto del 2.8% (il 4.5% con il gigante statunitense) alla fine del 2017 facendo seguito ai precedenti due anni di costante ripresa.

 

 

Sono almeno tre i fattori che pesano su quello che accade: la crisi che ha colpito la maggior parte della grande distribuzione organizzata: è percepibile il fenomeno di trovare sempre meno libri nei supermercati; il fatto che l’App18 non abbia potuto dispiegare appieno, fino ad ora, le sue potenzialità per il pubblico più giovane e con la prospettiva di contare ancora meno, visto l’annuncio del governo di rimodularne le attività e i destinatari. Non ultima, tra le ragioni esposte, il clima di sfiducia dei consumatori che spostano le priorità di acquisto ai beni di più immediata necessità.  ( fonte: Aie, Rapporto dell’editoria in Italia 2018, e il comunicato alla Fiera Piccola editoria di Roma cura di  Aie-Nielsen)

Peccato. Tra luci e ombre il settore sembrava uscire dalla tempesta, seppur con ritmi di crescita in parte troppo lenti per tornare ai valori del 2010 (cioè pre-crisi) ma anche non avendo risolto alcuni dei nodi strutturali che pesano sulla nostra editoria e sul nostro sviluppo. La lettura resta il problema centrale. Il basso indice di lettura costituisce il principale problema di crescita dell’editoria nazionale: significa avere un bacino di potenziali clienti più piccolo rispetto a quello delle altre editorie continentali con cui la nostra editoria si confronta. Gran parte dei deboli lettori sono a loro volta deboli acquirenti con poco più di un libro l’anno mentre, ricordo, che circa la metà delle persone non legge neanche quello.  Lo dimostrano anche i risultati delle ricerche di enti importanti come l’OCSE-PISA sulle competenze di comprensione dei testi e di lettura, che risultano essere i più bassi tra i Paesi avanzati. E’ abbastanza sconfortante sapere che tra i dirigenti e i professionisti 4 persone su 10  non legge alcun libro e tra gli stessi laureati il 32% e passa, non si  legge nulla nel tempo libero. Questo è davvero un problema per il futuro del paese.

Dietro questi numeri ci sono cambiamenti nell’uso del tempo, contrazioni del reddito, smarrimento e sfiducia rispetto a quelli che tradizionalmente erano ritenuti gli ascensori sociali: in primo luogo l’occupazione, ma anche l’istruzione, il titolo di studio, le abitudini di lettura, i consumi culturali, il possesso di una biblioteca domestica. (stessa Fonte)

Un anno che si chiude in cattiva salute, quindi, e anche con molti impegni a favore e sostegno della lettura che ognuno delle singole persone coinvolte: la famiglia, la scuola, le biblioteche, le librerie e, prima di esse, la politica, deve prendere come missione personale.

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