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Il mio nome è Chuck e mi lavo spesso

La mia definizione di sporco e la vostra definizione di sporco probabilmente sono molto diverse. Voi vi lavate le mani dopo aver mangiato il pollo o dopo aver fatto la cacca. Io devo lavarmele dopo aver toccato un animale, un bambino, una cassetta delle lettere, un pulsante dell’ascensore, i soldi – le monete soprattutto -, le mani degli altri, qualsiasi cibo – sale, pepe e condimenti compresi – e qualsiasi cosa io consideri «della natura» – erba, terra, legno e così via.Mi lavo le mani un botto di volte.Spesso è l’unica cosa a cui riesco a pensare.

Persidivista.com

Un titolo strano, complicato, forse non proprio accattivante. L’originale era “L’assassino con la cravatta”, molto più diretto nel far cogliere al lettore almeno il genere che si sarebbe trovato ad affrontare. Una copertina che, al primo impatto, a me (ma non solo a me) ha fatto esclamare: “Che brutta!”>
Vale la pena di leggere l’ultimo romanzo di Marie-Aude Murail pubblicato in Italia? Certo. Per tre motivi e una sorpresa, che ci farà capire perché il titolo complicato e la copertina brutta siano, in realtà, azzeccatissimi, (ma i lettori della Murail lo dovranno scoprire da soli perché su questo non vi rivelerò nulla).

Le parole giuste

C’è solo questa cosa in fondo, qui sul petto. Come quando quella volta in albergo stavo mescolando il latte nella tazza e il cucchiaino ha sbattuto contro qualcosa nel fondo come se ci fosse, che so, un’incrostazione, un grumo di zucchero rappreso.

Ricordo di aver lasciato il cucchiaino e aver guardato nella tazza con ribrezzo senza poter penetrare il bianco del latte. La mamma poteva pur continuare a parlare, ma io non l’avrei mai bevuto. Prendemmo un’altra tazza e versammo il latte lentamente. Il fondo era pulito, c’era solo una piccola imperfezione nella ceramica. Tutto qui.

Ecco, non so contro cosa sbatta il cucchiaio che mi sta rimescolando da ieri sera, so solo che se fossi una tazza di latte, sarebbe meglio che nessuno mi bevesse prima di aver verificato.

Nelle miniere di Molooc

… Al mattino, i coloni lanciavano maledizioni silenziose sia alle bestiacce,
sia alle leggi di Molooc che proibivano la caccia.
Tutto quello che stava oltre la palizzata del villaggio apparteneva a lui,
dai frutti del bosco ai pesci del fiume, dai fagiani ai cervi.
Chi veniva sorpreso a raccogliere funghi e castagne,
oppure a tendere trappole, veniva arrestato.
Per punizione, subiva l’amputazione
della mano sinistra.
Poi, sulla guancia, con il ferro rovente, gli veniva impresso il segno della colpa, una T.
… “ [continua]