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Musica e cervello. Un’accoppiata sorprendente

©musicofilia di marina andruccioli

Nei racconti di Sacks è la scienza a farla da padrone: non ci sono manie, ossessioni, malati, ma solo cervelli che operano in modo diverso e per questo sensi che reagiscono in maniera differente.
In questo caso l’udito. Il potere della musica. Eloquente il capitolo dedicato alla musicoterapia nei pazienti affetti da Parkinson o in quelli post-encefalitici. Come può l’ascolto musicale dare giovamento a postura e rigidità muscolare in una patologia dominata dalla distruzione dei “neuroni del movimento”.
Marina Andruccioli. nella sua cronaca di lettura. ci aiuta a capirne di più.

In movimento

Da bambino, nel collegio dov’ero stato mandato durante la guerra, provavo una sensazione di prigionia e impotenza, e desideravo con tutto me stesso movimento ed energia, libertà di muovermi e poteri sovrumani. Godevo fugacemente di queste cose quando sognavo di volare e, in modo diverso, quando andavo a cavalcare nel villaggio vicino alla scuola. Mi piacevano la forza e l’agilità del mio cavallo, e posso ancora evocare quel suo procedere fluido e gioioso, il suo tepore e il sito buon odore di fieno.
Soprattutto, però, mi piacevano le moto. Prima della guerra mio padre ne aveva avuta una, una Scott Flying Squirrel con un grosso motore raffreddato ad acqua e uno scappamento da urlo, e anch’io desideravo possedere una moto potente. Immagini di motociclette, aeroplani e cavalli si fondevano nella mia mente come quelle di motociclisti, cowboy e piloti, che io fantasticavo avessero un controllo precario e al tempo stesso trionfante sulle loro potenti cavalcature. La mia immaginazione di bambino si nutriva di western e film su eroici duelli aerei, dove i piloti rischiavano la vita a bordo degli Hurricane e degli Spitfire, protetti dalle loro pesanti giacche da aviatori, proprio come i motociclisti lo erano da giacche di pelle e caschi.