Nel secolo del mitico far west, nelle terre selvagge dell’Arkansas, al confine con lo sterminato Territorio Indiano – rifugio di ladri di cavalli, rapinatori di treni e battelli a vapore, assassini bianchi e meticci braccati da feroci cacciatori di taglie – vive Mattie Ross, un’impertinente «mocciosa di quattordici anni… capace di andarsene di casa in pieno inverno per vendicare la morte del padre».
Non più alta di un soldo di cacio, la Colt da dragone di suo padre nel sacchetto dello zucchero, Mattie si presenta un giorno al cospetto di un vecchiaccio con un occhio solo, un abito nero impolverato e un distintivo sul panciotto. È Reuben Cogburn, detto da tutti il Grinta… lo sceriffo più cattivo, duro e spietato che vi sia, uno che non sa che cosa sia la paura, l’uomo giusto, insomma, per scovare l’assassino del padre e restituirlo all’altrettanto dura legge del giudice Parker.
Cento dollari e Cogburn sarebbe bell’e che assoldato se non comparisse all’orizzonte LaBoeuf, un ranger texano, un bel tipo sulla trentina con gli occhi azzurri, il ciuffo ribelle e un sorrisetto così compiaciuto da far venire i nervi a chiunque, non solo alla piccola Mattie.
LaBoeuf, che sta dando la caccia allo stesso assassino per conto della famiglia di un’altra vittima, seduce il Grinta con la prospettiva di una lauta spartizione della taglia, e a Mattie non resta che rassegnarsi alla sua presenza.
Un vecchio sceriffo, un altezzoso e affascinante ranger e una ragazzina che non sa sparare ma sa montare a cavallo come un vero cowboy e in più sa leggere, scrivere e recitare a memoria brani della Bibbia, partono dunque per una caccia che potrebbe essere senza ritorno, ma a cui nessuno dei tre accetterebbe mai di rinunciare, nonostante la fatica, il clima del deserto, i pericoli che uomini e animali – selvaggi tanto gli uni quanto gli altri –mettono sul cammino dell’improbabile ma inesorabile terzetto.
Pubblicato per la prima volta nel 1968, Il Grinta è un romanzo che si legge d’un fiato e ha lo stesso carattere della sua indimenticabile protagonista: è eccentrico, diretto e risoluto, comico e irresistibile. Un romanzo di culto, un classico che affonda le radici nell’animo americano, e che non a caso ha attratto intere generazioni di lettori e noti cineasti, da Henry Hathaway, che ne fece un film che valse a John Wayne l’unico premio Oscar della sua carriera, fino ai fratelli Coen, con la loro magistrale e fedelissima trasposizione cinematografica.
Charles Portis è nato nel 1933 in Arkansas, dove vive tuttora. Ha prestato servizio nella marina militare durante la guerra in Corea. A Londra è stato caporedattore, come Karl Marx nel 1850, del New York Herald-Tribune per cui ha scritto anche in veste di reporter. Tra i suoi romanzi, considerati dei classici, si ricordano Norwood, Masters of Atlantis, The Dog of the South e Gringos