
Certi libri arrivano al lettore come in risposta a una preghiera. La preghiera può essere un giorno di sole o il momento più basso di un’esistenza, ma è sempre l’arte a esprimere il nostro indicibile. Succede anche per le preghiere di una società. “Ogni epoca concentra l’attenzione su alcune parole, ne è come ossessionata. Questo perché quest’epoca sta perdendo la cosa nominata e comincia ad avvertirne la mancanza”.
Se c’è una cosa che manca all’uomo in questo tempo di declino umano e spirituale, è la Poesia: quella bellezza che l’universo ha facoltà di osservare in se stesso tramite la vita. A questa preghiera dà risposta il libro-miracolo di Alessandro D’Avenia, ponendoci al cospetto di un poeta che forse non abbiamo saputo vedere: Giacomo Leopardi.
di Bruna Mozzi
Di Simon Winchester avevo già letto altro. Per cui quando ho preso in mano Il professore e il pazzo< mi è venuto spontaneo dargli un’occhiata. Anche perché la copertina fa simpatia, è buffa. L’abstract del testo mi inspirava, ma è quando ho letto le poche righe espunte dal testo in cui Winchester racconta l’incontro tra il Murray e Minor che ho capito che non potevo non leggerlo.
Ho terminato da poche ore il saggio in forma narrativa 1947 e non riesco a digerirlo, continuo a rimuginarci. È palese che il libro non mi ha lasciato indifferente. Se dovessi usare un aggettivo per definirlo direi: interessante. Ma sarebbe nascondere l’inquietudine che ha mi ha trasmesso. Ecco, la biografia di quell’anno del dopoguerra ti tramette le macerie nell’animo. Non perché descrive le macerie lasciate dalla seconda guerra mondiale, ma perché inocula l’assenza di speranza di quel libro. Non c’è speranza, né spazio per un mondo migliore. Sarò un pessimista, ma questo è ciò che ho ricavato dal libro. Continuo a rimuginare su quello che ho letto e vedo nella cronaca attuale quello che succedeva allora protrarsi senza sosta e senza speranza di soluzione. Ecco un altro aggettivo per quel libro: amaro.
E’ morto a Londra dopo una lunga malattia Sir Vidiadhar Surajprasad Naipaul. Aveva ottantasei anni. È considerato uno dei romanzieri più grandi della nostra epoca e ha vinto sia il Booker Prize che il Premio Nobel per la letteratura nel 2001 con la seguente motivazione: “per aver unito una descrizione percettiva ad un esame accurato incorruttibile costringendoci a vedere la presenza di storie soppresse”. Il grande autore, tuttavia, non avrebbe vinto alcun premio per la sua vita privata se mai ce ne fosse stato uno.>>
Flavio Emer era un giornalista e scrittore, un uomo ironico e profondo. Ma era anche un corpo fragile e vulnerabile costretto su una sedia a rotelle da una malattia degenerativa, un corpo fragile ma tenace che riusciva a scrivere grazie a un complesso sistema di controllo vocale del computer. Avrei tanto voluto conoscerlo Flavio, dirgli delle emozioni che ha suscitato in me la lettura di questo che è stato il suo primo libro, raccontargli le riflessioni nate dalle sue parole.>>
Si è appena concluso, lo spoglio della seconda e ultima votazione che ha proclamato Helena Janeczek, con il romanzo La ragazza con la Leica, (Guanda), vincitore della LXXII edizione del Premio Strega, promosso dalla Fondazione Maria e Goffredo Bellonci e da Liquore Strega con il contributo della Camera di Commercio di Roma e in collaborazione con BPER Banca e Fuis (Federazione Unitaria Italiana Scrittori).>>