
ndr. Questo articolo è apparto su questo sito il 12 novembre 2016
«Molte volte la funzione esecutiva della mente è indicata come la chiusura del circolo tra percezione e azione, dal che sembrerebbe ci sia in agenda un unico elemento percettivo, che porta inesorabilmente a un’unica azione; in realtà il compito di collegare la percezione all’azione attraverso la grande mappa ha tutte le caratteristiche di un’impresa improba. Dovrebbe risultare ormai ovvio come il lavoro del gabinetto di guerra della mente non sia mai del tutto compiuto: ben lungi dall’essere statica, la grande mappa è costantemente aggiornata.




Per quanto mi sia fatto tre risate (di cui una grassa), cosa per me rara, non me la sento certo di dire che il libro si possa definire allegro. Non lo è, anzi molte pagine sono impregnate di amarezza, l’amarezza della sconfitta. Non solo l’insuccesso al referendum, ma la sconfitta di un modo di pensare e di un’idea di società. Ma nonostante questo Middle England di Jonathan Coe è decisamente di gradevole lettura e merita di essere letto.
L’Italia dei libri di fronte alla nuova crisi.

Innanzitutto tanto di cappello per la scrittura. Le oltre ottocento pagine non stancano il lettore, nonostante l’assenza di dialoghi. Una scrittura asciutta, a tratti essenziale, quella di Scurati; e laddove c’è un’abbondanza lessicale, questa non è mai fine a se stessa.
Ho letto Lessico familiare quando avevo 11 o 12 anni e, tra i tanti libri che divoravo già allora nel copioso tempo libero che avevo, fu uno di quelli che amai di più. Perciò mi sono avvicinata a La corsara. Ritratto di Natalia Ginzburg con un sentimento particolare: sono tornata la ragazzina che voleva diventare scrittrice e aveva trovato nella Ginzburg un modello da seguire.