
Andrea Camilleri
ll sonaglio
Sellerio
Dalla donna-sirena alla donna-albero alla donna-capra. Camilleri, in quest’ultima opera letteraria, perviene ad una trasmigrazione di anime femminine in una sorta di vera e propria metempsicosi in Terra siciliana. Giurlà, l’adolescente di 14 anni, mandriano di capre, sarà il trait d’union di questa trasfigurazione tra la capra Beba e la marchesina Anita. Dalla mitologia classica alla letteratura greco-latina, le metamorfosi, uno degli impossibili sogni dell’uomo, come il volo o l’immortalità.


Ne nasce una narrazione che víola le leggi del tempo – proprio come l’Antartide, dove «ogni settantacinque chilometri cade un fuso orario» – per raccontare l’esperienza dell’autore e contemporaneamente le spedizioni ottocentesche degli esploratori Giacomo Bove e Adrien de Gerlache, dei cui taccuini di bordo Del Giudice ripercorre le pagine più intense. E, al termine di questo viaggio di formazione, l’uomo moderno prende atto della sua incapacità di ripetere, in un presente in cui l’avventura non è più possibile, le mitiche imprese del passato, vera epica di un continente in cui le storie degli uomini si sono sovrapposte nei secoli come gli strati del ghiaccio antartico: «Le storie non sono nelle basi – suggerisce un compagno allo scrittore visitando un ghiacciaio – le storie sono qui.
Grandi scrittori raccontano la potenza della musica descrivendo «l’effetto indelebile e ineludibile che ha sui personaggi che abitano le loro storie»: così il curatore Carlo Boccadoro, già autore di Musica coelestis, Jazz! e del Lunario della musica, presenta questi Racconti musicali.Cechov e Schnitzler, Capote e Böll, Nabokov e Cortázar, Gadda e Enzensberger: scrittori appartenenti a generi diversi provano a spiegare, con l’aiuto della parola scritta, l’inesplicabile, se è vero, come sosteneva Alberto Savinio, che la musica è «la Non Mai Conoscibile».




E’ la saga degli abitanti di un palazzo costruito al Cairo negli anni trenta da un miliardario armeno che era riuscito a creare un impero dal nulla. Hagub Yacoubian lo fece costruire nel 1934: dieci piani in stile europeo, balconi decorati di statue, colonne e scale di marmo, persino un moderno ascensore Schindler. Un palazzo talmente bello e signorile che il suo proprietario ha voluto incidere il suo nome sul portone d’ingresso, a futura memoria: Palazzo Yacoubian. Un palazzo che esiste per davvero al numero 34 di viale Talaat Arb, a due passi dalla sinagoga del Cairo, dalla mitica pasticceria Groppi e dal cafè Riche.
