Libro del mese / Settembre. Questo librino di Lodovico Terzi, pubblicato da Einaudi all’inizio dell’estate, vale tutti i libri-furbi di Pansa. È un magnifico memoir che narra i “due anni senza gloria” di un ragazzo borghese arruolato nella RSI e del conflitto personale e famigliare che lo costringe a una maturazione civile e politica. Non mi meraviglia che un libro così difficile e onesto non sia stato candidato in alcun premio letterario.
Oggi Terzi ha 86 anni, abita a Vigevano. Per decenni è stato un finissimo traduttore – Swift, Defoe, Dickens, Stevenson. Ha lavorato per Adelphi, Mondadori, Bompiani e mosso i primi passi nell’editoria in via Biancamano, all’Einaudi, stringendo amicizia con Luciano Foà, Italo Calvino, Carlo Fruttero e Giulio Bollati.



I romanzi dedicati ai propri cari lasciano sempre uno strascico di sofferenza, probabilmente per quel grado di immedesimazione possibile da cui difficilmente si sfugge. Gli autori, oppure i narratori (a seconda dei casi), tentano forse di offrire in memoria una parte di sé inconfessabile o semplicemente desiderano liberarsi da qualcosa o qualcuno troppo vicino, carne della propria carne. Si tratta di una riabilitazione postuma del proprio stato di genitore o di figlio, oppure di una rivendicazione, come nel caso di Kafka che scrisse nel 1919 una lunga lettera al padre, pubblicata senza cercare una comunicazione diretta, e quindi una risoluzione rassicurante. Si rivolge al genitore di cui ha sempre avuto terrore, che teme e adora come si fa per i carnefici talvolta, quando non si hanno altre vie di fuga.
L’appartamento era piccolo, buio, soffocante; odorava di polvere, di vecchie stoffe; i soffitti bassi sembravano pesare sulla testa; dalle finestre si vedeva il cortile, lungo e stretto, con i muri imbiancati a calce che riflettevano spietatamente il sole di luglio. Fin dal mattino venivano chiuse imposte e finestre, e in quelle quattro stanzette buie i Karin vivacchiavano fino a sera, senza uscire, sconcertati dai rumori di Parigi, respirando con fastidio il tanfo degli scarichi e delle cucine che saliva dal cortile. Camminavano avanti e indietro da una parete all’altra, in silenzio, come le mosche d’autunno, allorché, passati il caldo e la luce dell’estate, svolazzano a fatica, esauste e irritate, sbattendo contro i vetri e trascinando le ali senza vita.
“Io sono il legame tra il cielo e la terra. Io sono il cielo e la terra, il padre e la madre. L’essenza stessa del cosmo”. 
Con questo articolo Rosa Manauzzi inizia la sua collaborazione con BookAvenue. Benvenuta!
Una delle molte sorprese che attendono il lettore di questo romanzo, libro del mese di agosto e imprevedibilmente colto è il suo inizio: “La mia storia comincia davvero a Charleston, un perfetto ritrovo di spiriti illuminati e creativi nel bel mezzo della campagna inglese”. Charleston, la profumata residenza nel West Sussex di due fari del circolo Bloomsbury come Vanessa Bell e Duncan Grant, è sicuramente molto distante dai riformatori e dagli orfanotrofi in cui Norma Jean Mortenson ha trascorso la sua durissima infanzia. Perché Charleston? È qui che nel giugno 1960 il terrier che poi sarà conosciuto come Mafia Honey – abbreviato in Maf – comincia la grande avventura che lo porterà a New York e a Hollywood, nelle braccia della diva più famosa di tutti i tempi.
di