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Milan Kundera, Un incontro

copertina libro kundera

Un incontro é l’ultimo libro di Milan Kundera, edito in Francia e tradotto in Italia nel 2009.
Non ci troviamo innanzi ad un romanzo ma ad una raccolta di saggi, sull’onda de I testamenti traditi (1993) e L’arte del romanzo (1986), anche se la produzione saggistica dello scrittore ceco nulla ha da invidiare a quella narrativa. L’autore introduce il testo dicendo che si tratta di “incontri tra le sue riflessioni e i suoi ricordi; tra i suoi vecchi temi (esistenziali ed estetici) e i suoi vecchi amori” letterari. Effettivamente ci troviamo davanti a tutti i temi cari a Kundera: la letteratura, la musica, la storia, l’esilio, l’occupazione, l’Europa, l’esistenza e i sentimenti.
Niente di banale, anche il più breve resoconto di uno dei suoi incontri con personaggi e intellettuali, diventa una piccola variazione, dai toni filosofici o letterari.

copertina libro amoroso

La “ricerca” di Federico Caffè

copertina libro amorosoCi sono libri che arrivano nel momento giusto come se accendessero delle luci per illuminare cose e persone. E’ il caso dell’emozionante volume di Bruno Amoroso “Federico Caffè” Riflessioni della stanza rossa Castelvecchi Edizioni. Il libro “arriva” nel momento dei 25 anni esatti dalla scomparsa del Maestro, avvenuta alle prime luci dell’alba del 15 aprile 1987.
Quello di Amoroso deve considerarsi una sorta di “audiolibro” ; leggendo le avvincenti e “attuali” righe pare di sentire il suono della penna sulle carte, di ascoltare le sue parole, i suoi passi e i suoi silenzi.
E’ un volume delicato che esalta la dignità di Caffè, mentre Amoroso sembra osservarlo con discrezione prendendo per osmosi tutto quello che è stato l’insegnamento del Maestro. Il libro sublima il concetto di amicizia; Amoroso porta il lettore a conoscenza di confidenziali scritti dai quali già si intuisce chiaramente la scelta “finale” di Caffè. Una scelta consapevolmente libera come è stata tutta la sua vita di grande uomo e intellettuale autorevole e, oggi, universalmente riconosciuto.

Le città italiane nel Medioevo XII- XIV secolo. Un mondo in espansione

In questa elaborata e ricca analisi di Franco Franceschi e Ilaria Taddei sono ripercorribili le tracce della identità storica delle città italiane, viste come realtà in cui si sviluppò l’Urbanesimo e nacquero i Comuni, forme autentiche di autogoverno cittadino, prima ancora che si configurassero le Signorie come supremazie affermate ed emergenti nelle lotte che determinarono in seguito la fine dei Comuni. 
La concentrazione della popolazione in centri via, via delineati come centri urbani è stata da sempre oggetto di studio in più ambiti della ricerca storica, storiografica e sociologica che si è occupata del fenomeno dell’urbanizzazione.
In questo processo confluiscono più cause che sono appunto: la concentrazione in un luogo della popolazione, l’aumento demografico, l’accrescimento del numero delle città e la diffusione di un modus vivendi rappresentato dall’urbanesimo.

Amélie Nothomb, Uccidere il padre

Non poteva mancare, fra le cronache da Bruxelles un articolo su Amelie Nothomb, di fatto la più famosa scrittrice belga. Lasciando da parte il personaggio, una volta straordinariamente eccentrico e originale, ora forse un po’ adagiato sull’immagine di se stessa e delle sue stranezze, l’autrice é sicuramente degna di nota sulla scena francofona e non solo, per la particolarità della sua scrittura e della sua visione del mondo.
Al suo attivo abbiamo ormai una ventina di romanzi, quasi tutti tradotti anche in italiano.
Mi soffermo sul suo ultimo libro, Uccidere il padre, pubblicato in Italia nel 2012 da Voland e in Francia nel 2011 da Albin Michel, il suo fedele editore.

Erik Larson, Il giardino delle bestie

Oggi è difficile sfuggire alla storia in divenire: chiunque abbia uno smartphone è in grado di seguire una rivoluzione e di riferirne al mondo e, anche se l’accesso istantaneo presenta la realtà così come la si riprende, le analisi sono sempre successive: pubblica prima-verifica dopo è, infatti, il linguaggio corrente del web. Sicuramente meglio di quello che successe nella Germania nazista tra il 1933 e il 1934, quando un gruppo di sadici psicopatici assunse il potere di un paese e il resto dell’umanità rimase semplicemente a guardare quello che quel potere voleva far vedere.

Palinsesti woolfiani, l’influenza di Virginia Woolf arriva ai nostri giorni

L’opera di Virginia Woolf non ha mai smesso di scuotere, probabilmente fin dal giorno della sua creazione e sicuramente fino ai nostri giorni. Si parla della sua influenza nel saggio Palinsesti woolfiani. L’influenza di Virginia Woolf nei romanzi “Light” di Eva Figes e “The Hours” di Michael Cunningham (2012, Edizioni Il Foglio). L’autrice, Daniela Neri, nata in Italia e inglese d’adozione, offre un approfondimento puntuale ed esaustivo in particolare sulla scrittura woolfiana rielaborata da Eva Figes (Light) e da Michael Cunningham (The Hours). In una suggestiva cronistoria passa in rassegna i palinsesti più noti della letteratura (secondo la definizione di Gerard Genette e il concetto di intertestualità proposta da Julia Kristeva) e analizza le opere delle scrittici e degli scrittori che hanno adottato l’ipotesto woolfiano.

La lotta di classe dopo la lotta di classe

riceviamo e volentieri pubblichiamo

La classe di quelli che da diversi punti di vista sono da considerare i vincitori – termine molto apprezzato da chi ritiene che l’umanità debba inevitabilmente dividersi in vincitori e perdenti – sta conducendo una tenace lotta di classe contro la classe dei perdenti.
Questa classe dominante globale esiste in tutti i paesi del mondo, sia pure con differenti proporzioni e peso. Essa ha tra i suoi principali interessi quello di limitare o contrastare lo sviluppo di classi sociali – quali la classe operaia e le classi medie – che possano in qualche misura intaccare il suo potere di decidere che cosa convenga fare del capitale che controlla allo scopo di continuare ad accumularlo.
Caso la lettrice o il lettore non lo sapessero:
il maggior problema dell’Unione europea è il debito pubblico.
Abbiamo vissuto troppo a lungo al di sopra dei nostri mezzi.
Sono le pensioni a scavare voragini nel bilancio dello Stato.
Agevolare i licenziamenti crea occupazione.
La funzione dei sindacati si è esaurita: sono residui ottocenteschi.
I mercati provvedono a far affluire capitale e lavoro dove è massima la loro utilità collettiva.
Il privato è più efficiente del pubblico in ogni settore: acqua, trasporti, scuola, previdenza, sanità.

È la globalizzazione che impone la moderazione salariale.
Infine le classi sociali non esistono più.

David Grossman. A un cerbiatto somiglia il mio amore

David Grossman ha recentemente terminato il suo ” tour” europeo iniziato nel 2010 e conclusosi proprio il mese scorso a Bruxelles, per l’ultima tappa. Tour per promuovere il suo ultimo romanzo, ma non solo. L’esperienza di ascoltare dal vivo e incontrare David Grossman rimane sempre qualcosa di affascinante e di unico al di là dell’occasione e delle spesso imbarazzanti domande poste dai giornalisti (soprattuto riguardo la sua vicenda personale), perché la profondità, l’umanità e la sensibilità della persona trascendono il ruolo dello scrittore, per arrivare semplici e dirette all’ascoltatore. Non si tratta del carisma o della personalità, ma del valore e del contenuto delle sue parole che non sono quindi solo prerogative dei suoi libri.

Haruki Murakami, 1Q84

Con questo articolo Silvia Bertolotti inizia la sua collaborazione con BookAvenue

E’ rimasta avvolta nel mistero fino all’ultimo la pubblicazione dell’ultimo romanzo di Murakami Haruki. Nessuna promozione, nessun annuncio. Sia da parte dell’autore che della sua casa editrice, Shinchosha, che non hanno nemmeno rivelato alcun dettaglio sull’opera. Una grande attesa che si é risolta per noi italiani qualche mese fa, per i Giapponesi nel 2010. Enigmatico é anche il titolo del libro 1Q84 che farebbe di primo acchito pensare a 1984 di G. Orwell. Un rimando forse. Più che altro una sovrapposizione piena di significati. La lettera Q infatti ha la stessa pronuncia del numero 9 in giapponese (kyuu). Quella Q rimanda anche alla parola inglese question, perché numerose sono le domande che si pongono i personaggi del libro e noi lettori. Il romanzo stesso é un questionare non troppo implicito sulla realtà stessa. Sembra complicato e, in effetti, la struttura di questo libro é stata spesso definita complessa e surreale, ma a dire il vero é paradossale parlare di complessità per Murakami. Forse a livello di contenuti, ma lo stile e i personaggi mantegono sempre una linearità, un’essenzialità, una trasparenza del tutto nipponica. D’altro canto é difficile definire Murakami uno scrittore soltanto giapponese, quand’anche le sue storie siano ambientate a Tokyo, i suoi personaggi si chiamino Komatsu, Aomame, Tengo e non manchino mai descrizioni di chirashi, udon e zuppe di miso.