Tralummescuro è il momento di passaggio tra il giorno e la sera, tra la luce e il buio; il termine indica questo istante di incertezza. Come pregna di incertezza, in questo caso geografica, è la Pavana di Guccini, indecisa se essere Toscana o Emilia. Confine geografico (un tempo vi era la dogana tra Granducato di Toscana e Stato Pontificio) e culturale, territorio ambivalente, a cavallo tra le due regioni nel cibo e nella lingua.
Il linguaggio è parte fondamentale del libro, l’autore utilizza un registro linguistico molto particolare nel quale il dialetto locale è mescolato all’italiano colto, talvolta tecnico, in una struttura lessicale unica; qui spunta l’anima del Guccini linguista che illustra le varianti lessicali nell’arco di pochi chilometri lungo il crinale appenninico. Le spiegazioni linguistiche sono inserite all’interno di un racconto nostalgico; come per le tigelle: rammentando le occasioni in cui venivano cotte chiarisce che si tratta di una sineddoche, perché la pietanza assume il nome del recipiente in cui viene cotta.

Oh!, che razza di gente siamo, tifosi! Che razza raggiante, volgare, malmessa, licenziosa, scatenata, furente, farneticante, rapace, rara, avventata, vociante, sboccata, devastata, insaziabile, realistica, ragionevole, ribelle, ricettiva, spericolata, riscattabile, raffinata, riflessiva, rinfrescante, regale, irreggimentata, deplorevole, implacabile, affidabile, religiosa, rimarchevole, negligente, piena di rimorsi, repellente, pentita, ripetitiva (!!!), riprovevole, repressa, riproduttiva, strisciante, ripugnante, repulsiva, rispettabile, risentita, riservata, rassegnata, resiliente, resistente, resistibile, intraprendente, rispettabile, irrequieta, risplendente, responsabile, reattiva, controllata, ritardata, vendicativa, rispettosa, rivoltante, rapsodica, ritmica, ribalda, rachitica, ridicola, retta, rigorosa, dissoluta, risibile, ritualistica, rubizza (agg. arcaico o umoristico [a voi la scelta], che significa «brusco, gagliardo o chiassoso», secondo il New Webster), canagliesca, allegra, romantica, sbrigliata, corrotta, approssimativa, violenta, rissosa, turbolenta, maleducata, pietosa, rude, rovinata, stramba (soprattutto ingl. Nevvero? Slang strano, eccentrico), esausta, nana, crudele!.
Sono in cassa e squilla il telefono, la modulazione dello squillo suggerisce che si tratta di una telefonata interna. Mi aspetto un collega della libreria che mi chieda qualche delucidazione.
C’è chi si piega a compromessi che gli permettono di avere una vita “di successo” secondo gli standard sociali, e chi i compromessi li rinnega e si costruisce una vita su misura della propria anima, anche se controcorrente. È quello che accade ai quattro fratelli Beltrami, tutti tra i cinquanta e i sessant’anni, uniti da un’infanzia serena e dalla discutibile tradizione di famiglia di imporre nomi della tradizione greca antica.
Come e perché si diventa nazisti?
«Avevo tre anni quando un’assistente sociale mi portò a Villa Azzurra che di quel colore non aveva proprio nulla. Ci finii perché quella buona donna di mia mamma mi aveva avuto da un uomo che della paternità se ne infischiò allegramente, non l’ho mai incontrato. Lei era giovane e sola».
Con “Dialoghi per voce sola. Tre racconti in forma di monologo” Clara Piacentini non ha scelto la strada più semplice per raccontare il sentire delle donne e degli uomini a proposito dell’amore. Ma lei, con la sua scrittura vivida, emozionante, diretta e a volte esplicita, dura, si può permettere anche un “esperimento” così ardito. Ardito fin dal titolo che pare un ossimoro, il dialogo che in realtà è un monologo. Anzi, tre monologhi con cui un donna, all’apparenza la stessa, si rivolge a tre interlocutori diversi, uomini, e a tre tipi di amore di cui essi sono in qualche modo il simbolo: amore sciupato, amore sprecato, amore sognato.