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A Philip Roth l’International Booker Prize

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È Philip Roth, (78 anni!), autore del celebre “Lamento di Portnoy” ma anche della “Pastorale”, il vincitore del Man Booker International Prize 2011, giunto alla quarta edizione e considerato il più prestigioso riconoscimento letterario di lingua inglese.
«Questo è per me un grande onore e sono felice di ricevere questo premio», ha commentato Roth, subito dopo aver ricevuto l’annuncio della sua vittoria su altri dodici finalisti tra cui c’era anche Dacia Maraini.

I diritti della gente. L’erosione delle libertà in Usa in nome della sicurezza

E’ un pò che ho lasciato da parte quello che accade nella società americana distratto da molte altre cose, l’occasione di recupero mi è stata data dall’arrivo sulla scrivania di questo saggio dove, con pazienza e bravura, David Shipler, ha documentato il ​​crollo della libertà americana nel suo libro: “The Right of the People, How our search of safety invades our liberties” (I diritti del popolo: come la (“loro”) ricerca di sicurezza ha invaso la (“loro”) libertà” (Knopf, 400 pp,).
Non che gli americani sembrano preoccuparsi più di tanto. Due i timori diffusi – la criminalità e il terrorismo –  li hanno portati volentieri (se i voti congressuali sono un indicatore) a rinunciare alla libertà tutelata dalla Carta dei Diritti, dice. A Washington DC, Shipler accompagna una pattuglia della polizia in servizio alla ricerca di armi illegali con la risultante di mostrare come il come sottoproletariato nero della città, ha perso la sua protezione dal Quarto Emendamento da perquisizioni e sequestri di persona veri e propri, del tutto immotivati.

Il libro. Un grande avvenire dietro le spalle

Per gli storici del libro e dell’editoria gli anni che stiamo vivendo dovrebbero essere entusiasmanti. Siamo di fronte a cambiamenti epocali paragonabili solo a quelli dei tempi di Gutenberg. Vi sono anzi tutte le premesse perché queste trasformazioni risultino ancora più radicali e profonde sulle abitudini culturali e sulle pratiche sociali.

Nel XV secolo si era passati dal libro scritto a mano a quello riprodotto meccanicamente in molte copie, anche se l’oggetto in sé non era in fondo cambiato molto. A distanza di tanti secoli non abbiamo difficoltà a riconoscere come libro un codice medievale, destinato a funzionare in linea di principio secondo le medesime regole del libro a stampa contemporaneo: una serie di fogli rilegati da una parte, destinati a contenere un testo da un verso e dall’altro. Ad un primo sguardo stentiamo anche a distinguere un incunabolo da un codice a mano degli stessi anni. La continuità tra i due oggetti è dunque lampante, anche se qualche decennio dopo Gutenberg un geniale editore come Aldo Manuzio ha pensato di adeguare il prodotto alle caratteristiche della nuova tecnologia e alle impensabili opportunità che aveva determinato, ideando dispositivi in grado di renderlo più pratico e funzionale.

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Podcast. Un amore supremo: John Coltrane

foto autoreA sentirla, la vecchia copia in vinile frigge decisamente troppo. Polvere, graffi accidentali, macchie di umidità ed altri impietosi segni del tempo. Il mio primo album di jazz, questo me lo ricordo bene: A Love Supreme di John Coltrane, acquistato a seimila lire durante una svendita per chiusura definitiva di un negozio gestito da un brutto tipo allargato a dismisura dalle tante birre di una vita, che si vantava di non aver mai praticato uno sconto in tutta la sua vita. Di jazz ero vergognosamente a digiuno, nel 1987, ma “qualcuno” (che era solo un sogno di qualcosa che poi sarebbe diventato) mi aveva consigliato di procurarmi questo disco “Perché se devi cominciare da qualche parte, non puoi far altro che partire da qui“. Era vero. Oggi sono tra le persone che si precipiterebbero a salvare A Love Supreme, (ma anche Bitches Brew di Miles Davis e Monk’s Greatest Hits di Theolonius Monk) dalle fiamme di un incendio domestico. Chi ama il jazz lo fa, vi assicuro.

Decrescita. Una nuova parola per il futuro

Il lavoro di Daniel Kahneman ha aperto una strada nuova per chiunque non si rassegni a vedere l’economia solo come un metodo per arricchire i banchieri a spese di tutti gli altri: Kahneman ha contribuito in modo decisivo a riportare le persone e le dinamiche relazionali nell’ambito di indagine dell’economia. Tanto è vero che Nassim Taleb apprezza molto Kahneman: Taleb ha visto con largo anticipo che alcuni banchieri stavano mandando il mondo a gambe all’aria e non ha mai accettato di rassegnarsi all’idea di lasciarli fare.

Replica a Michel Onfray

Massima studiosa di psicanalisi e di Freud, la Roudinesco ha pubblicato un libro (“Ma perchè tanto odio?”) per difendere Freud dai “vergognosi attacchi” di cui è stato oggetto. La studiosa non risparmia critiche pesanti al filosofo francese che ha preso di mira il ‘padre’ della psicanalisi: “Il suo testo è zeppo di stupidaggini, ci sono almeno 600 errori.

“Un provocatore, uno che non conosce il mestiere ma vuole spacciarsi per filosofo mentre è soltanto un imbonitore, un uomo di spettacolo”: il giudizio di Elisabeth Roudinesco su Michel Onfray è categorico, senz’appello.

Pronto il Salone internazionale del libro.

Il Salone Internazionale del Libro torna con la sua ventiquattresima edizione da giovedì 12 a lunedì 16 maggio 2011 al Lingotto Fiere. Nell’anno del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, il Salone offre un layout completamente nuovo. Il Salone 2011 occupa con i propri spazi espositivi tre padiglioni espositivi di Lingotto Fiere: l’1, 2 e il 3. Il Padiglione 5 quest’anno è riservato all’area professionale con l’International Book Forum.
Star indiscussa della 24a edizione del Salone è la mostra 1861-2011. L’Italia dei Libri, ideata da Rolando Picchioni e curata da Gian Arturo Ferrari. La nostra storia unitaria letta attraverso la lente del libro e dei suoi protagonisti. Forse la più importante iniziativa che il Paese dedica ai testi fondativi, i libri che hanno fatto e diviso gli Italiani. Una nebulosa fatta a spirale dove si intrecciano cinque percorsi di visita. I 150 Grandi Libri, i 15 SuperLibri, i 15 Personaggi, gli Editori, i Fenomeni Editoriali. E al centro, il «sedicesimo decennio»: lo Spazio Telecom Italia con il libro del futuro fra digitale ed eBook.

Gianni Celati. L’Italia? Un Paese di senza vergogna

Gianni Celati, uno dei più influenti scrittori italiani, non c’entra nulla con le chiacchiere, le ipocrisie e le invidie del rumoroso panorama letterario nazionale contemporaneo. “Ma non è per tenermi lontano da un mondo che sento lontanissimo che da 25 anni vivo lontano dall’Italia”, chiarisce il Premio Viareggio 2006 con “Vite di pascolanti” (Nottetempo). Negli ultimi anni il 74enne narratore, traduttore (al momento è impegnato in quella, per Einaudi, dell’ “Ulisse” di Joyce), docente di letteratura inglese, regista (tra gli altri, del conturbante documentario “Case sparse. Visioni di case che crollano”) ha concesso poche interviste. Si capisce subito perché: “Il rischio è sfociare nel pettegolezzo. E le grandi dittature del ventesimo secolo sono nate dalla riduzione di ogni pensiero sul vivere e sul morire proprio a slogan e pettegolezzi. Da qui nascono le masse telecomandate, ed è quello che sta avvenendo nell’attuale dittatura finanziaria”.