Il Paese con il patrimonio artistico più importante al mondo non è capace di trasformarlo in lavoro e sviluppo. Perché? E cosa si può fare? Ne hanno parlato a Bologna con il direttore dell’Espresso Bruno Manfellotto , Lucia Annunziata, Marzia Corraini, Linus e Marino Sinibaldi
Cosa può fare la cultura per l’Italia, e come cambia il modo di produrla e di usufruirne nell’era di internet e dei nuovi mezzi di comunicazione. E’ intorno a questo tema che si è sviluppata la terza tappa dei Dialoghi dell’Espresso, la manifestazione che porta il dibattito sulle emergenze nazionali nei principali atenei italiani, alimentando il confronto con gli studenti e con il mondo accademico.
I dialoghi di Bologna. La sfida della cultura


Nel corso degli anni Bill Frisell ha contribuito al lavoro di un sacco di gente come, Elvis Costello, Ginger Baker, la…Los Angeles Philarmonic, Suzanne Vega, Marc Johnson, John Scofield, Jan Garbarek, Lyle Mays, Vernon Reid, Julius Hemphill, Paul Bley, Wayne Horvitz, Hal Willner, Robin Holcomb , Bono, Ryuichi Sakamoto, Brian Eno e un bel pò di altri artisti.
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Uno dei modi di far cadere il mio due di coppia in un brodo di giuggiole, è quello di parlare bene di: Chick Corea, Lee, Ritenour, George Duke, David Sanborb, George Benson e Al Jarreau. Di quest’ultimo è sempre stato un bravo fan, di quelli che vanno regolarmente ai concerti, che leggono quello che capita al loro beniamino e altre quesitoni del genere. Naturalmente devo a lui il piacere dopotutto: sono più di vent’anni che le nostre personali passioni sono diventate i “nostri” generi musicali preferiti.
Siccome “la professionalità è tutto”, è venuto il tempo di mettersi davanti al computer e scrivere un articolo: ricordo di Antonio Tabucchi, a un anno dalla morte. Per farlo bisogna dimenticare di aver udito, nel silenzio della mattina, un tumulto da dentro quando – scartando un pacco con la familiare dicitura “Feltrinelli editore” – è saltato fuori “Di tutto resta un poco”, l’ultima raccolta di scritti. Postuma: per questo libro non ci saranno telefonate e nemmeno chiacchiere sulla politica, sui romanzi appena finiti, sugli amici in comune.