La morte di George Floyd, giusto cinque anni fa, mosse moltissime manifestazioni di protesta sotto l’egida dell’acronimo BLM – Black Lives Matter, non solo in USA. Il tentativo di distogliere il dibattito pubblico dalla marginalità progressiva dei neri da parte della nuova amministrazione non è un caso; è, invece, un impegno preciso che preme anche i programmi delle istituzioni e quelli di studio nelle scuole.
Continua l’indagine di Michele Genchi sulla società americana e una bibliografia in coda a cura del PEN club.
La storia dei neri americani non può essere cancellata



Il talento letterario di Gore Vidal è stato pari alla sua intransigenza e rigore intellettuale. Non ha mai avuto timore di puntare il dito verso le amministrazioni che si sono succedute alla Casa Bianca. Provò anch’egli con la carriera politica e, in effetti, fu aiutato allo scopo dalla sua famiglia sostenendo le spese della sua candidatura per un paio di volte (una per ogni camera) perdendo, però, la sfida in entrambe. Negli ultimi vent’anni negli stati Uniti la politica si è molto radicalizzata da un lato e dall’altra delle due rappresentanze politiche (dice niente?); Vidal è stato un partigiano dei democratici.
Il presidente Obama ha detto addio alla Nazione martedì in un discorso assai emotivo che ha cercato di confortare un Paese in vantaggio rispetto ai cambiamenti che l’economia e la sua velocità impongono, ma che ha di fronte le persistenti minacce alla sicurezza nazionale da parte del terrorismo e, naturalmente, alle incognite dell’elezione di Trump. Con il suo discorso di commiato nella sua città natale di Chicago, Barack Obama ha meditato pubblicamente sulle nuove sfide e suggerito idee su come superarle, ha offerto ottimismo e sollecitato la volontà di fare.