Una delle molte sorprese che attendono il lettore di questo romanzo, libro del mese di agosto e imprevedibilmente colto è il suo inizio: “La mia storia comincia davvero a Charleston, un perfetto ritrovo di spiriti illuminati e creativi nel bel mezzo della campagna inglese”. Charleston, la profumata residenza nel West Sussex di due fari del circolo Bloomsbury come Vanessa Bell e Duncan Grant, è sicuramente molto distante dai riformatori e dagli orfanotrofi in cui Norma Jean Mortenson ha trascorso la sua durissima infanzia. Perché Charleston? È qui che nel giugno 1960 il terrier che poi sarà conosciuto come Mafia Honey – abbreviato in Maf – comincia la grande avventura che lo porterà a New York e a Hollywood, nelle braccia della diva più famosa di tutti i tempi.
Mr. Higgins, il giardiniere della signora Bell, lo aveva comprato cucciolo in una fattoria. Finisce poi a casa di Maria Gurdin, nell’assolato quartiere di Sherman Oaks a Los Angeles. Gurdin è un’immigrata di origini russe, madre di Natalie Wood, procacciatrice di amici a quattro zampe per le star. Dalle mani di Gurdin il cane finisce infatti in quelle di Frank Sinatra, che lo passerà poi alla sua amante occasionale Marilyn Monroe. È una vita da cani. Ma che cane e che vita. Per chi volesse sapere come Maf sia arrivato a possedere la sua conoscenza della storia, o la sua prosa raffinata – per non parlare della sua familiarità con le opere di moltissimi filosofi e in particolare di Plutarco – la risposta più probabile è la metempsicosi.
Molte persone, osserva, credono di avere una sola vita da vivere, ma si sbagliano di grosso. Tra Maf e Marilyn è amore a prima vista. Marilyn è sempre andata pazza per i cani e ha sempre compreso la loro difficile condizione: passare dalle coccole ai calci, proprio come succedeva a lei. Andrew O’Hagan ha assunto la voce di un cane per scrivere un sottile, divertente e commovente studio sull’America alla vigilia di uno dei suoi più duri periodi di crisi. Nel 1962 la morte oscura e solitaria di Marilyn Monroe ha segnato l’ingresso nell’era di Thanatos, e non in quella di Aquarius. Quella di Maf il cane, come quella di Lolita o del Grande Gatsby, è un’elegia dell’innocenza perduta. John Banville, The Guardian