Non ci si imbatte spesso in romanzi che riescono a raccontare l’amore, la morte, la malattia, la famiglia, la vita, con sincerità e trasporto, ma allo stesso tempo facendo ridere e voltare le pagine una dietro l’altra, tessendo tutti i fili di una storia fino a regalare ai lettori un lieto fine appagante. Oh boy! di Marie Aude Murail ci riusciva perfettamente e per tanti aspetti questo Hotel Grande A me lo ha ricordato. Che siano entrambi libri classificati come “per ragazzi” non ne dovrebbe limitare il valore o il pubblico: significa che con essi si potrà identificare sia un lettore giovane che un adulto, che giovane lo è già stato.
La forza di Hotel Grande A risiede sia nella simpatia dei suoi protagonisti che nell’incalzante accumulo di situazioni comiche e riflessioni profonde orchestrate da Sjoerd Kuyper, autore pluripremiato in patria. Il romanzo racconta quindici frenetici giorni nella vita del tredicenne Kos, che ha tre sorelle che lo fanno impazzire, è orfano di madre e ha un padre che gestisce l’albergo del titolo fra molti alti e bassi. Quando purtroppo l’uomo viene colto da un infarto e ricoverato d’urgenza, la gestione dell’Hotel Grande A (il nome, incompleto, verrà battezzato provvidenzialmente solo alla fine) passa in mano ai ragazzi, che si ritrovano a fare i conti con ospiti da servire e debiti da saldare. Come se non bastasse, Kos viene convocato per sostenere un provino per un’importante squadra di calcio e avvicinato da Isabel, la compagna di scuola di cui è segretamente innamorato.
Kos ci racconta tutto questo e molto di più (le bugie raccontate al padre degente, il concorso per Miss Mare del Nord, l’incontro con la squadra di calcio giovanile dell’isola di Tuvalu, le schermaglie con Isabel e le sue amiche) in un lungo diario/confessione affidato a un registratore a cassette. Cercare di comprendere le ragazze, quello che pensano, quello che vogliono e si aspettano da lui, è per Kos la principale fonte di tormento e per i lettori di grande divertimento. In questa impresa inizialmente non lo aiutano le sorelle maggiori Libby e Briek, troppo impegnate l’una a sostenere il ruolo di madre surrogata, l’altra di adolescente dark e inquieta, né la minore Pel, una piccola forza della natura, che dialoga con adulti, animali e la madre che non c’è più con spiazzante e contagiosa spontaneità. La forza degli eventi non fermerà i quattro fratelli, che riusciranno ad attirare nella sfera dell’Hotel Grande A numerosi complici e benefattori.
Oltre che consigliarne fortemente la lettura a tutti colori che hanno dai 12 anni in su, come bibliotecaria e promotrice della lettura non posso esimermi dal fare alcune riflessioni sulla possibile ricezione che Hotel Grande A avrà in Italia: non penso solo alla fortuna fra i ragazzi, ma anche alla valutazione da parte degli adulti dai quali può dipendere la diffusione di un libro fra i più giovani.
Se mi metto nei panni di un lettore preadolescente che prenda in mano il libro e debba valutarlo a prima vista, devo purtroppo dire che l’elegante copertina dell’edizione italiana pubblicata da La Nuova frontiera junior – che mostra un paesaggio balneare e malinconico, con le figurine dei quattro fratelli appena distinguibili in lontananza – non restituisce appieno il tono umoristico e lo stile trascinante da commedia degli equivoci del romanzo. Semplificando un po’, con questa veste il libro rischia di incontrare più facilmente i gusti di ragazzine romantiche affascinate dal clima del nord Europa che non, ad esempio, di lettori maschi tredicenni che avrebbero molto di che divertirsi e di che immedesimarsi nelle peripezie di Kos.
Per quanto riguarda alcuni adulti che fungono da riferimento nella scelta dei libri da proporre ai loro ragazzi (genitori, insegnanti), me li immagino invece aggrottare le sopracciglia di fronte alla disarmante sincerità dell’autore quando si tratta di raccontare i primi approcci sessuali che coinvolgono suoi protagonisti. Lungo le pagine capita che Kos si ritrovi eccitato dal contatto con la ragazza di cui è innamorato, che la sorella maggiore (e maggiorenne) venga trovata nuda mentre fa l’amore insieme al suo ragazzo, che il corpo di Briek sia oggetto di occhiate e attenzioni da parte di coetanei e di adulti. Per non parlare di un rocambolesco scambio d’identità fra fratello e sorella, che impone di nascondere gli attributi sessuali dell’uno e simulare quelli dell’altra. Gli intenti di questi episodi sono in primo luogo realistici (gli adolescenti sperimentano e parlano di sesso) e gli esiti comici, ma conoscendo la distanza che separa nord e sud dell’Europa in materia di educazione sessuale dei più giovani, temo che qualcuno possa trovare il romanzo troppo “esplicito”. Mi è purtroppo già capitato di veder emettere condanne e operare censure nei confronti di buoni romanzi in maniera assai superficiale: dunque mi sento di ribadire fortemente che parlare in maniera diretta e onesta con ragazzi e ragazze di tutti gli aspetti che toccano la loro vita non può, e non deve, essere un tabù, specie se lo si fa attraverso una narrazione sfaccettata e coinvolgente come quella di Hotel Grande A.
Proprio in questi giorni sta uscendo in Olanda il film tratto dal romanzo. Grazie alla traduttrice Anna Patrucco Becchi per aver segnalato la notizia e per la sua costante attenzione e dedizione alla promozione della letteratura per ragazzi nordeuropea, che va molto al di là del suo lavoro di traduzione.
per BookAvenue, Virginia Stafanini
Titolo: Hotel Grande A
Autore: Sjoerd Kuyper (traduzione di Anna Patrucco Becchi)
Illustratore: Giulia Rossi (copertina)
Editore: La Nuova frontiera junior
Anno: 2017
Formato: 254 pagine
Codice: ISBN 9788898519392
Prezzo indicativo: 16,50€
Età di lettura: da 12 anni