. Quale è il ruolo degli intellettuali in questi di tempi di crisi diffusa? Non è forse quello di indicare una strada? Viviamo un periodo di enorme smarrimento con una sindrome da scontentezza generalizzata. Un’insoddisfazione planetaria che sta modificando lo stato d’animo di uomini e paesi. Mappa Mundi, il nuovo libro di Domenico De Masi, indaga, alla stregua di un trattato ma con pregevole immediatezza, l’universo dei principali modelli di riferimento della società. L’autore, riesce con competenza a trasmettere l’esigenza della creazione di un nuovo modello di vita attraverso la capillare descrizione di quanto è avvenuto storicamente grazie al coraggio delle idee e delle azioni capaci di ribaltare, anche a caro prezzo, la situazione preesistente.
Un’insoddisfazione planetaria che sta modificando lo stato d’animo di uomini e paesi. Mappa Mundi, il nuovo libro di Domenico De Masi, indaga, alla stregua di un trattato ma con pregevole immediatezza, l’universo dei principali modelli di riferimento della società.
L’autore, riesce con competenza a trasmettere l’esigenza della creazione di un nuovo modello di vita attraverso la capillare descrizione di quanto è avvenuto storicamente grazie al coraggio delle idee e delle azioni capaci di ribaltare, anche a caro prezzo, la situazione preesistente. Leggendo il libro di De Masi, gli intellettuali debbono sentirsi chiamati ad un ruolo fondamentale. Quello della costruzione di un ponte perché ricorrendo a Calvino: “Il ponte non è sostenuto da questa o da quella pietra, ma dalla linea dell’arco che esse formano”. E se ”senza pietre non c’è arco”, un nuovo modello deve esser un arco, realizzato da tante pietre, tutte ugualmente importanti nel formare l’insieme. Ecco perché, in un mondo sempre più meticcio e pluriculturale, è necessario colmare il debito con i nostri predecessori attraverso la creazione di un nuovo modello di riferimento frutto dell’elaborazione di tante concrete idee “illuministe”.
Si pensi al Progetto Genoma reso possibile grazie ad una cooperazione internazionale, ma anche all’insieme dei pensieri che hanno superato confini e orizzonti per giungere a delle conclusioni enormemente significative. Se tutte le etnie sono uguali al 99,99%, quindi le differenze umane sono geneticamente insignificanti, come non pensare alle analisi dei modelli di vita sapientemente descritti da De Masi dai quali si evince che cambiando Paese, in fondo, le cose non cambiano. La sensazioni di crisi si avverte ovunque; anche se alcuni Paesi, ad esempio il Brasile che l’autore conosce molto bene, hanno una maggiore capacità di adattamento anche nelle situazioni peggiori.
Del resto l’uomo si è sempre salvato nei momenti di crisi, poiché l’intelligenza non significa soltanto saper “leggere” le cose ma avere la capacità di adattarsi al peggio e trovare il modo per riscattare se stesso e la società. Bisogna prendere il meglio del passato coinvolgendo i migliori pensatori viventi rivedendo la storia in chiave futura. Nei periodi di crisi, aumenta il fermento delle idee per metterle a disposizione proprio del futuro. Cercare il vento favorevole, significa avere contezza di una precisa “mappa”. Una mappa che deve essere la più precisa possibile. Alla stressa stregua di chi, senza andare nello spazio, ha avuto la capacità di disegnare il mondo con straordinaria precisione. E questo perché? Il motivo deve essere ricercato nella enorme portata del pensiero. Quel pensiero che ti permette di vedere oltre. Oltre il possibile, con uno sforzo e con una giusta distanza per cambiare il punto di vista e con esso il modello. Siamo troppo invasi dall’ordinario e dall’accettazione passiva.
Il ruolo dell’intellettuale è rovesciare il tavolo, rivoluzionando il pensiero con un impegno costante e totale. È necessaria una forma di cooperazione in cui sussiste quel patrimonio valoriale che spinge gli esseri umani verso i propri simili attraverso un sistema ideologico sorretto da una vita pratica e pragmatica che consenta alla società civile di organizzarsi, strutturarsi in sistemi operanti e cooperanti basati su idee e azioni, orientati alla cultura e alla dignità umana, al superamento dei conflitti, verso forme di vita migliori, dotate di coscienza sociale, solida, laica, progressista, con l’obiettivo di eliminare completamente le disuguaglianze e gli squilibri inaccettabili. Luca Parmitano, prima di lasciare la stazione spaziale internazionale, ha pronunciato parole indelebili: “Le terre emerse si confondono l’una nell’altra. I confini, arbitrari e immaginari, sono del tutto inesistenti da qui.
Osservo le terre degli uomini, ne ho sempre sentito l’attrazione irresistibile. Ma sono fortunato: io sono nato lì. Quello è il mio Pianeta. Quella è casa mia”. Ciò significa che uomini e Paesi non debbono chiudersi nelle frontiere geografiche e in quelle mentali. Da qui bisogna cominciare e ripartire, attraverso la creazione un nuovo modello essenziale alla nostra storia, per trovare il giusto orientamento.