Come si fa a scrivere qualcosa su Miles Davis senza essere banale, sufficiente, parziale, inadeguata?
Miles Davis è stato un musicista che odiava le etichette (come ad esempio Cool Jazz, Hard Bop, era persino contrario al termine Jazz, inventato- secondo lui- dai bianchi per commercializzare la musica afroamericana) Questo suo atteggiamento – o più correttamente questa sua visione della musica – è ciò che ha permesso al Jazz di uscire dal “ghetto” dei locali per soli neri, facendo sì che si affermasse come linguaggio musicale universale, abbattendo i confini dei vari generi musicali.
Oggi avrebbe appena compiuto 85 anni: Miles Davis nacque ad Alton, il 6 Maggio 1926, passò l’infanzia e l’adolescenza a St. Louis. Anche se di famiglia agiata (suo padre era uno stimato medico), si accorse subito della differenza che lo separava dai suoi coetanei bianchi, a tal proposito lo stesso Miles racconta di un episodio discriminante che gli successe da bambino: Una della prime cose che io ricordo di quando ero bambino è un uomo bianco che mi correva dietro per la strada gridando Niger! Niger! .
A quindici anni iniziò a suonare in un’orchestra locale, i Blue Devils di Eddie Randal. Ancora diciottenne, poté suonare al fianco di mostri sacri come Charlie Parker e Dizzy Gillespie; ciò accadde quando l’orchestra Billy Eckstine arrivò a St. Louis, ed era sprovvista di una terza tromba. Due mesi dopo Miles si trasferì a New York per studiare musica alla Juilliard School of Music.
A New York, invece di seguire i corsi, consumò le prime due settimane cercando Charlie Parker, alla fine lo trovò in locale di Harlem e divenne un suo protetto e seguendolo dovunque andasse. Miles a tal proposito diceva: Ogni sera trascrivevo sulla bustina dei fiammiferi gli accordi che ascoltavo. E il giorno dopo, invece di frequentare le lezioni in classe, me ne stavo in uno dei locali della Juilliard riservati alle esercitazioni e passavo l’intera giornata a suonare quegli accordi .
Davis fece parte del Quintetto di Charlie Parker, nel quale ebbe modo di farsi apprezzare anche per le sue doti di compositore in brani come Donna Lee e Milestones. Miles Davis – all’epoca del Bebop – non suonò mai come gli altri boppers, non fu mai un virtuoso, non aveva il vibrato e la velocità esecutiva di Dizzy Gillespie, ne – tanto meno – la preparazione tecnica sullo strumento di Charlie Parker e soci.
Miles Davis sin dai tempi dei boppers e così per tutto l’arco della sua carriera, è considerato – da tutti gli appassionati e musicisti Jazz – uno dei più grandi trombettisti di sempre, e il suono della sua tromba è uno dei più riconoscibili e indistinguibili che la musica moderna ricordi.
Kind of Blue, realizzato da Miles Davis nel 1959, è un album entrato di diritto nella storia del jazz, essendo stato fra i più venduti di sempre ed uno dei primi esempi di modal jazz. Nel 2003 la rivista musicale Rolling Stone lo ha celebrato in una classifica sui 500 migliori album di ogni tempo.
Il vero sconvolgimento nel mondo della musica Miles Davis i primi del 1970. Miles entra in studio per registrare il suo nuovo album, con un complesso di ben tredici elementi: Wayne Shorter al sax soprano, Bennie Maupin e Dave Holland entrambi al contrabbasso, Joe Zawinul, Chick Corea e Larry Young tutti e tre al piano elettrico, John McLaughlin alla chitarra elettrica, Harvey Brooks al basso elettrico, una doppia batteria con Lenny White e Jack Dejohnette, Don Alias ai congas e Jim Riley allo shaker. Dalla seduta di incisione uscirà, a inizio 1970, l’album Bitches Brew. Con Bitches Brew si viene a creare un nuovo sound, un sound che prevarica i territori dei generi musicali, che abbatte i confini tra Jazz e Rock, con Bitches Brew Miles Davis crea il Jazz Rock.
Inoltre il nuovo lavoro rappresenta la svolta post modale per la musica di Miles Davis. Ora la musica di Miles si caratterizza per l’interplay tra i musicisti, ossia c’è un’improvvisazione collettiva che, a differenza del Free Jazz, ha delle strutture musicali ben definite, tali strutture potevano essere sia armoniche che melodiche e anche ritmiche.
Con Bitches Brew Miles si erge definitivamente come capo orchestra, ma più spesso con delle frasi di tromba che fungevano da segnale agli altri musicisti, i quali dovevano o cambiare tonalità oppure fare degli assoli che sempre Miles indicava quando dovevano finire.
Le sonorità perfettamente fuse tra Jazz e Rock, davano a Bitches Brew un effetto ricco di tensione che sfociava in un effetto allucinogeno tipico del Rock degli anni Sessanta.
Quell’’album, custodito come una reliquia dal mio due di coppia, aprì la musica a tante nuove possibilità, il Jazz Rock che sarà poi Fusion negli anni Settanta con gruppi come i Weather Report e il Pat Metheny Group, o solisti come Al Di Meola e John Scofield che contamineranno il loro Jazz, oltre che col Rock, anche con i ritmi latini il primo, e con il Funky il secondo. Un capolavoro. Se proprio dovete cominciare da qualcosa, cominciate da questo. Il brano che vi offro da YouTube è Tutu, uno dei suoi classici. Buon ascolto.
I libri
Un tuffo nelle tenebre, per riscoprire la vita e la musica di Miles Davis, genio della musica afroamericana del ventesimo secolo, pietra miliare del jazz.
C’è tanto di lui in questo libro, delle sue donne, della sua musica, del suo continuo morire e rinascere.
Gianfranco Nissola ci racconta aspetti che sono sconosciuti ai più, facendo emergere la figura di un uomo orgoglioso delle sue origini etniche, artista nero, fiero, combattivo, sul quale sono state dette anche molte bugie.
Arrivò in Europa leader di un quintetto stratosferico: con lui suonavano John Coltrane, Wynton Kelly, Paul Chambers e Jimmy Cobb. A mezzo secolo da quello ‘sbarco’, questo libro vuole raccontare Miles Davis anche a chi non lo conosce, per fargli cogliere come la magia di quella musica sia nata prima di tutto da una vita intensa, dura, formidabile.
Gianfranco Nissola (Casale Monferrato 1936) da sessant’anni musicologo per passione, docente UNITRE di Casale Monferrato e referente per la Musica Jazz dell’Associazione AmbientArti in Europa e nel Mondo. Autore di schegge biografico-musicali e di guide all’ascolto di opere dei massimi esponenti di musica afroamericana.
Dall’epoca d’oro del bebop alla rivoluzione della fusion, la musica di Miles Davis ha attraversato e segnato l’intera storia del jazz. In questo straordinario libro autobiografico, che torna oggi in un’edizione rilegata e arricchita di preziosi contenuti speciali, Davis racconta l’evoluzione del suo stile, i suoi gruppi, gli album e i concerti, ma anche gli amici, le donne, la famiglia, gli anni bui dell’eroina, i conflitti con i bianchi del mondo della stampa e del potere costituito. Dalla sua voce di volta in volta commossa, indispettita, orgogliosa, nasce un grandioso film corale in cui fanno da co-protagonisti Charlie Parker, John Coltrane, Dizzy Gillespie, Jimi Hendrix e Prince, e in ruoli cameo troviamo Juliette Greco, Jean-Paul Sartre e addirittura Ronald Reagan. Fitto di aneddoti e informazioni come una grande enciclopedia del jazz, ma animato dal calore di una personalità battagliera, questo libro è una testimonianza fondamentale per la storia della musica, ma insieme un romanzo appassionante e un ritratto “militante” di mezzo secolo di cultura nera americana.