Il destino attende a Canyon Apache

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Mi piace scovare libri originali e ben scritti, piccoli tesori di cui parlare con chi li potrebbe scoprire e apprezzare a sua volta. Da qui il titolo di queste mie impressioni su Il destino attende a Canyon Apache, romanzo scritto a quattro mani da Laura Costantini e Loredana Falcone.

Mi sono sempre ritenuta allergica a diligenze, segnali di fumo, cow-boy, apache, bounty-killer e squaw  e in questo libro gli ingredienti classici del western, quelli che conosce anche chi non ama il genere, ci sono tutti. Ma non sono tutto, anzi, sono le spezie che danno al piatto un caratteristico sapore. Qui c’è molto di più: c’è l’abilità del cuoco che sa dosare e lavorare anche ingredienti in apparenza inaccostabili facendo  emergere i diversi sapori in modo sempre più intenso, c’è la capacità di tenere alta la tensione, di creare personaggi riconoscibili ma non stereotipati , di tratteggiare descrizioni brevi ma suggestive. La storia va di pari passo con l’immagine della luna che quasi subito ci appare come “un artiglio nel cielo”, poi cresce col progredire degli eventi fino a diventare piena, illuminando il paesaggio mentre il lettore vede in modo sempre più chiaro le mille sfaccettature dei quattro protagonisti: la viziata Kerry Roderyck  “Pelle di luna” a cui la Guerra di Secessione ha tolto ogni affetto e sicurezza, Shenandoah “Aquila che grida”,  giovane squaw mezzosangue che si porta dietro il peso e la ricchezza di due anime,  il leale David “Coda che Suona”, un bianco amico degli indiani che sa vederne con onestà pregi e difetti, e infine Daniel “Occhi d’Inverno”, giovane assassino con addosso numerose ferite cicatrizzate nel corpo e nell’anima.

L’intreccio delle loro esistenze e dei loro conflitti è incastonato in uno scontro ben più vasto: la  spietata guerra tra bianchi e apache. Ma le battaglie si sviluppano su più fronti: tra il passato che lascia i suoi segni, i rimpianti, i vuoti, i ricordi, gli insegnamenti e il presente che reclama a gran voce una guarigione; tra la natura e le aspirazioni di un essere umano e i pregiudizi che è costretto ad affrontare, i ruoli e le etichette appiccicati da una società vigliacca e ottusa incarnata alla perfezione nel tenente Reginald H. Lowie, fidanzato della giovane Kerry che “Sapeva che le donne bianche finite nelle mani degli apache venivano considerate merce di scarto. Scontavano la colpa di non aver preferito la morte al disonore. E non serviva spiegare che, al contrario dei valorosi soldati degli Stati Uniti, gli apache rispettavano le donne e difficilmente le violentavano.” Poche righe per evidenziare i preconcetti che sia le donne sia gli indiani erano costretti a subire e per mostrare che i pregiudizi nascono sfruttando le proprie paure, attribuendo a un altro le proprie nefandezze e tenendo le orecchie ben chiuse di fronte a una realtà che potrebbe smentirti e allo stesso tempo ributtarti addosso il fango che hai lanciato.

Se questo non è buon motivo per superare i pregiudizi, anche nei confronti di un genere letterario che non si è mai affrontato, lascio qui di seguito quattro domande che ho potuto porre a Laura Costantini, coautrice di Il destino attende a Canyon Apache con le sue interessati e generosissime risposte.

Oltre alla vostra passione di antica data per il western, avete letto qualche libro in particolare per preparavi a scrivere Il destino attende a Canyon Apache?

Un libro storico, a qualunque epoca si ispiri, non si può scrivere senza un accurato lavoro di documentazione. E il lavoro che noi abbiamo svolto per il nostro western è stato certosino, tra biblioteche e Rete. Occhio, non stiamo parlando di Wikipedia, strumento comunque prezioso se lo si sa usare con le dovute accortezze, ma di testi resi disponibili, spesso non in italiano, da istituti di cultura, biblioteche e quant’altro. Abbiamo spulciato siti che si interessano di storia americana e dei nativi, abbiamo consultato vecchie cartine messe online per il tracciato del Santa Fè Trail, abbiamo trovato articoli di giornale che rimandavano al 1870, abbiamo consultato documenti che parlavano dell’Indian Bureau e dei turni di rotazione dei reggimenti di cavalleria a Fort Union. Abbiamo trovato documenti sulla concessione Maxwell e vecchie foto dei wagon train, le carovane di carri che percorrevano il Santa Fè Trail. Un lavoro entusiasmante, una scoperta continua. Se poi vuoi dei testi cartacei, la nostra bibbia è stata “Storia degli indiani d’America” di Philippe Jacquin.

Quali film western consiglieresti di vedere a chi ha sempre snobbato questo genere, magari solo perché non lo conosce?

Dici western e tutti pensano a John Wayne, a Gary Cooper e alle sfide all’Ok Corrall. Senza passare per la scuola di pensiero per cui il western come epoca, contesto storico, non sarebbe mai esistito, va riconosciuto che la cinematografia americana non gli ha reso un gran servizio. Come non lo ha reso a molte altre epoche storiche. I vecchi film li abbiamo visti tutti e basta avere un minimo di curiosità storica per capire che non hanno alcuna aderenza con la realtà di quegli anni di scoperta della frontiera ovest degli Stati Uniti. Fu un genocidio, inutile girarci intorno. E come tale va affrontato. I cow boy non erano eroi, come non lo erano le mitiche giubbe blu. Una marea di invasori armati fino ai denti, ignoranti, brutti, sporchi e cattivi. Ma Hollywood ha deciso di farne l’epica di una nazione senza storia ed ecco serviti i luoghi comuni. Indiani dalla pelle rossa e dalla ferocia insaziabile, bianchi costretti a difendersi e a contendere una terra ricca palmo a palmo. Si è dovuti arrivare agli anni ’70, anche grazie all’uscita del libro “Seppellite il mio cuore a Wounded Knee” di Dee Brown, perché si cominciasse a mettere su pellicola qualcosa di vero. “Soldato blu”, per fare un esempio. O il pluripremiato “Balla coi lupi” cui, devo dire, dobbiamo l’ispirazione di alcuni momenti del nostro romanzo. Ma chi è allergico al western, lo so per esperienza, lo resta sulla base di un pregiudizio radicato.

Ci consigli due o tre libri di piccole case editrici e autori poco noti?

Mamma mia, che responsabilità. Da qualche anno a questa parte leggo soprattutto esordienti italiani, pubblicati da piccole case editrici. E trovo roba buona, ma buona vera. E adesso mi chiedi di farti qualche nome e non è facile perché sono tanti. Provo a partire dagli ultimi. Se vi piace lo scavo psicologico, “Il ricordo di Daniel” di Marco Candida (Edizioni Anordest). Se vi piace il racconto inserito nel contesto sociale, storico e politico, “La scelta di Lazzaro” di Alessandro Bastasi (Meme Publishers e-book) o il meraviglioso “Sinistri” di Tersite Rossi (E/O). Se vi piacciono i romanzi storici con tematiche di denuncia “Alcazar – ultimo spettacolo” di Stefania Nardini (sempre E/O). Se avete voglia di romanticismo con un pizzico di paranormale, non potete mancare “La collezione Lancourt” di Manuela Giacchetta (Las Vegas Edizioni). Amate la fantascienza e nulla vi spaventa? “Naraka – l’inferno delle scimmie bianche” di Caleb Battiago (mezzotints.it e-book). E, non è un esordiente anzi, ma fossi in voi non mi perderei “Il pallonaro” di Luigi Romolo Carrino (goWare e-book). Potrei continuare, ma mi fermo qui.

Non prima di averci consigliato un altro dei tuoi libri scritti con Loredana Falcone…

Non scriviamo solo western e pare che il nostro giallo romano “Carne innocente” (Historica Edizioni) sia piaciuto a tanti. Vedete voi.

INFORMAZIONI EDITORIALI

Titolo: Il destino attende a Canyon Apache

Autori: Laura Costantini e Loredana Falcone

Copertina: Niccolò Pizzorno

Editore: Las Vegas Edizioni s.a.s

Collana: i Jackpot

ISBN: 978-88-95744-24-7

Pagine: 328

Prezzo indicativo: € 15,00 per il formato cartaceo  e  € 3,99 per i formati e-book

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