La Turchia: cattiva maestra per l’Europa

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Lo dico subito: questo libro è un monito su come il nazionalismo stia tornando a essere popolare in tutto il mondo come mai prima, sui segnali a cui dobbiamo prestare attenzione e sulle conseguenze che ne deriverebbero se molti paesi non riuscissero a impedire la dissoluzione della democrazia. Ma più di tutto con quali strumenti, educativi e non, le democrazie possono arginare l’analfabetismo di ritorno che sta fovorendo il fenomeno politico.

Ece Temelkuran è una scrittrice, una poetessa e una romanziera, ma è più famosa come giornalista. È assai apprezzata per il suo giornalismo investigativo e proprio la sua presa di posizione di principio contro la deriva autoritaria in Turchia, l’ha costretta a lasciare il suo paese. Il suo libro “How to Lose a Country (7 Steps from Democracy to Dictatorship)”, ben tradotto da Giuliana Oliero per Bollati Boringhieri, è un tentativo di comprendere il modo in cui i leader populisti sfruttano i sistemi politici e sociali da cui emergono per creare stati autoritari in cui la democrazia, la libertà di parola, i diritti umani e la sicurezza dei gruppi vulnerabili vengono tutti erosi per il bene del mantenimento della posizione dei loro leader al vertice del potere.

Il dibattito sui limiti della democrazia sta sempre di più animando il dibattito pubblico e ci sono diversi libri sul mercato a testimonianza della vitalità e della attualità che affrontano l’attuale pericolo per la democrazia del momento politico. Ciò che rende importante la prospettiva di Ece Temelkuran nella discussione politica riferita al suo paese, è la sua competenza nell’ascesa dell’AKP e nell’erosione della democrazia turca nello stato pietoso in cui si trova oggi. Cerca i come e i perché che stanno dietro una tendenza ormai globale. Ha un ottimo modo di umanizzare alcune di queste discussioni con aneddoti personali su quanto possa essere emotivamente estenuante e dannoso per la carriera cercare di respingere l’impudenza dei politici nazionali.

Dopo essere stata costretta a lasciare la sua patria, Temelkuran ha esaminato la trasformazione e gli strumenti politici utilizzati dal regime di Erdoğan e reso noto, con i suoi innumerevoli interventi sulla stampa, come il nazionalismo e il populismo, hanno diviso le persone, danneggiato la democrazia passo dopo passo con cambiamenti apparentemente piccoli che alla fine hanno trasformato la politica della Turchia in una dittatura.
Nel libro, Temelkuran sottolinea che queste derive politiche non stanno accadendo esclusivamente in Turchia e possono accadere in molti paesi democratici. Il che sembra essere profetico dal momento che questo libro è stato pubblicato nel 2019 e che, in tutta evidenza, anticipa il cambiamento che è già avvenuto in molti paesi europei, compresi quelli in cui la gente ha pensato che il proprio non sarebbe caduto nel buco nero del nazionalismo o nella dittatura senza un qualche preavviso. Per dire di quanto accade ai paesi dell’area est europea così nostalgici di tornare oltre la cortina di ferro. Sebbene la Turchia appaia lontana dalla nostra percezione geografica, la storia della progressiva regressione della democrazia in Turchia con tutti i suoi colpi di scena e le complicazioni cui assistiamo in TV ogni settimana, aiuta a trarre lezioni di più ampio respiro. Dopotutto, l’arresto in diretta del sindaco di Istanbul, İmamoğlu, e il successivo fermo di più di mille persone tra le migliaia scese in strada, è un fatto ineluttabile ripreso in diretta televisiva.

Detto questo, una cosa che avrei desiderato, leggendolo, è una discussione internazionale più ampia. Il libro si concentra su Inghilterra, America e Turchia. Sebbene Orban, Putin e l’AFD ottengano le loro menzioni, l’Europa, l’Italia e/o i paesi sudamericani come Argentina o Venezuela vi hanno a malapena uno sguardo. Ma è comprensibile: l’affermazione delle destre in Europa, per quanto i segnali fossero già presenti nel 2019, sono di poi. Ma le democrature quando non ancora derive autoritarie come Argentina, Brasile e, non ultima l’ India, con i loro problemi e ostacoli alla democrazia mascherati dietro le questioni di sicurezza nazionale, non sono inclusi. Il che sembra una svista che, se colta, avrebbe potuto dare una gamma più ampia di esempi da cui attingere. Proprio perché i cambiamenti, come da noi, erano presenti già prima della pubblicazione di questo saggio e avrebbero fornito ulteriori elementi di analisi e confronto. Tuttavia, questa non vuole essere essere una critica al libro di Temelkuran perché la mia analisi attinge principalmente all’attualità del dibattito sulla politica europea e di quanto su di essa infici quella americana. Soprattutto la questione ucraina gestita da un parvenu come Trump, la cui singolare politica estera, finirà per essere a totale carico dell’Europa dopo il sciacallaggio di quello che resta del paese martoriato dai russi.

Questo è un libro che dovremmo leggere il più rapidamente possibile tutti quanti e questa urgenza è dettata dai tempi. È allarmante sapere quante somiglianze ci siano tra gli eventi che hanno trasformato la Turchia nel corso degli anni e le cose accadute in altri paesi occidentali negli ultimi anni.
L’autrice ha il merito di aver anche analizzato i ruoli che le persone svolgono nella trasformazione di un qualsiasi paese e come funziona lo spostamento della responsabilità sociale nel momento attuale. Studiando gli eventi nei paesi occidentali, Ece Temelkuran ha sottolineato come e perché il concetto di “persone vere” è stato creato dalla propaganda, come sta danneggiando e perché sarebbe una lotta smentire il concetto. Tutti gli esempi che ha usato, che si tratti di cose accadute e che accadono in Turchia o in altri paesi, non sono solo pertinenti ma alcuni sono sorprendentemente comuni. Ognuno è un promemoria che la democrazia è ad alto rischio e che ciò che è successo in Turchia potrebbe facilmente accadere in altri posti.

Una lezione che questo libro offre, è che dovremmo prenderci più tempo per comunicare con le persone che hanno pensieri simili ai nostri, discutere di un obiettivo comune che vogliamo raggiungere e elaborare un percorso per raggiungerlo, invece di usare il nostro tempo prezioso per concentrarci su persone che hanno opinioni opposte alle nostre. Lo dico soprattutto alla sinistra così presa dal battibeccare all’interno e all’inefficacie risposta politica al governo, più che a costruire una idea di paese condivisibile e all’altezza dei tempi. Soprattutto in questa era dove la politica si fa sui social, forse unirsi a più persone e sviluppare piani per andare avanti è più essenziale che investire molte delle nostre energie a odiare l’avversario politico.

Finisco. Questo libro parla di Turchia ma, di riflesso, è estremamente incentrato sull’Occidente; in particolare il capitolo sull’impressione dei cittadini sui loro leader fascisti e su quanto sia pericoloso sottovalutare l’avversario. Nonostante sia cresciuta con un background euro-asiatico, credo che gran parte dell’analisi che l’autrice fa sui leader di quella parte di mondo si applichi anche a molti paesi con leader populisti di casa nostra e quelli recenti nelle Americhe, riassumendone le somiglianze e richiamando l’importanza degli esempi dei cattivi maestri – e maestre – di questo periodo. Secondo me, il paternalismo, il populismo e, peggio, il nazionalismo sono fasi progressive della dissoluzione della democrazia. In un mondo prossimo a una tragica replica di Yalta, riaffermare la centralità del vecchio continente sembra essere una opportunità per milioni di persone. Purchè l’Europa smetta di perdere occasioni preziose.
Per questa ragione penso che questa sia una lettura necessaria; un “must-read” per tutti e che offra idee guida per riflettere sulla nostra vita quotidiana e, forse, la possibilità di fermare il mondo mentre scivola dalla democrazia alla dittatura.

per BookAvenue, Michele Genchi


il Libro

Ece Temelkuran,
Come sfasciare un paese in sette mosse,
Bollati Boringhieri,
ed.2019 pp.224 pp.


l’Autrice

Ece Temelkuran (1973) è una scrittrice, giornalista e commentatrice politica turca, per anni collaboratrice di testate importanti come «Milliyet», «Habertürk» e «CNN International». 
I suoi articoli sono tradotti e ripresi tra gli altri da «The Guardian», «The New York Times», «New Statesman», «Frankfurter Allgemeine», «Der Spiegel», «Le Monde Diplomatique» e «Internazionale». Laureata in Giurisprudenza, è autrice prolifica di romanzi. In italiano sono apparsi Turchia folle e malinconica (2018) e Soffiano sui nodi (2019). Ha vinto l’Edinburgh International Book Festival First Book Award e l’Ambassador of New Europe Award ed è stata per due volte classificata tra le dieci persone più influenti dei social media. (ndr dalla scheda della casa editrice)


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2 commenti

  1. Grazie per il contributo, Lory.
    L’asse non riguarda solo con i nazionalisti di casa, Lory. La primo Ministro non si accorge che quel “ponte” che si autoincaricata di costruire tra il vecchio continente e gli USA non lo vogliono proprio questi ultimi. Anzi, il presid.americano lo ha ribadito più e più volte negli ultimi due mesi.
    Non abbiamo più tempo per gli ammiccamenti a est e a ovest. Non servono. Riguardo casa nostra, dipende da cosa è capace di fare la sinistra. Non a caso nell’articolo segnalo qualche evidenza.

    m.

  2. Bel pezzo, Michele. Molti non si accorgono dell’asse nascosto con Orban e la nostra prima ministra. Non credo, però, che i cittadini italiani permetteranno la deriva.
    Lory

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