Come Palazzo Yacoubian al Cairo, L’Akbar Manzil, di Durban in Sudafrica, ricorda la stessa cosa. Dai fasti del passato ad una molto modesta condizione dell’oggi. In questa residenza dove curare le ferite di un grave dolore, la protagonista Sana, riscopre tra le stanze il passato di chi vi è passato prima di lei. Marina Andruccioli non se lo è fatto sfuggire, ovviamente.
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Rivoluzionaria per caso e necessità: Nadine Gordimer
Figlia di un gioielliere lituano emigrato e di una donna inglese, cresciuta tra le miniere d’oro nell’East Rand di Johannesburg, Nadine Gordimer ha cominciato a scrivere giovanissima. A causa di una aritmia benigna, che preoccupa sua madre, la costringe a lasciare la scuola e la prima passione della danza. La segregazione razziale che sotto gli occhi di Nadine ventenne diventa aberrante e l’inaccettabile sistema di leggi la porta presto a declinare nei suoi libri (la prima raccolta di racconti, Faccia a faccia, è pubblicata nel 1949) la storia dell’apartheid, dove «i bianchi vivono in mezzo ai neri come in mezzo agli alberi di una foresta», come fossero altro che umani.