Innanzitutto tanto di cappello per la scrittura. Le oltre ottocento pagine non stancano il lettore, nonostante l’assenza di dialoghi. Una scrittura asciutta, a tratti essenziale, quella di Scurati; e laddove c’è un’abbondanza lessicale, questa non è mai fine a se stessa.
Credo che M il figlio del secolo di Antonio Scurati meriti di essere letto. Al di là di alcuni, e per certi versi incomprensibili, errori il romanzo restituisce al lettore una buona idea di quello che è stato il fascismo delle origini e del suo artefice.
Apro una parentesi, anzi delle virgolette.
“Natura irruenta, amante della violenza e tuttavia pauroso, non mancava talvolta di una certa schietta umanità e di generosità fatta soprattutto di orgoglio e di vanità. Il rancore socialista verso i potenti era in lui, più che ansia di giustizia, sovversivismo fine se stesso, frustrazione piccolo borghese e invidia verso i ricchi. Quando poi raggiunse la meta e fu potente fra i potenti si notò in Mussolini qualcosa che ricordava lo snobismo dei parvenu.
Scurati Antonio
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Antonio Scurati, Il bambino che sognava la fine del mondo
“Correte. Mio padre sta uccidendo mia madre”. La telefonata arriva alla stazione di polizia alle due del mattino. A farla è un bambino biondo con due grandi occhi blu che fissano il vuoto. Ma la mamma gli toglie la cornetta dalle mani: non è vero, non è accaduto niente, suo figlio urla nel sonno, si aggira per la città nel cuore della notte, suo figlio è sonnambulo. E un bambino che, notte dopo notte, sogna la fine del mondo.