Libro del mese / Novembre. «Uno scrittore non spreca mai nulla» diceva Francis Scott Fitzgerald. Si può dire lo stesso di Percival Everett e della sua ultima opera pubblicata da Nutrimenti e tradotta da Marco Rossari. L’autore 54enne, 19 romanzi in patria, docente d’inglese e scrittura creativa alla USC di Los Angeles, non spreca una pagina, una riga, una parola. Nulla. Non Sono Sidney Poitier però non è solo un romanzo. Non è nemmeno un esperimento. È un segnale.
Se «Twain, nella narrativa, e Whitman, nella poesia, risolsero definitivamente con il loro linguaggio il debito con l’Inghilterra» ─ come sostenuto da Claudio Gorlier in Centouno capolavori americani ─ forse oggi si può dire che l’opera di Everett propone un nuovo linguaggio a quella cultura statunitense che troppo spesso ha preferito temporeggiare sulle indicazioni ricevute da una parte di sé, “scomoda” ma fondamentale, come la narrativa afroamericana.