Da oggi, lunedì 23 ottobre, fino a sabato 28 le scuole di tutta Italia, dall’infanzia alla secondaria di secondo grado, insieme alle scuole paritarie e agli istituti italiani all’estero – e con l’adesione quest’anno anche di nidi e alcune università –, saranno un’unica cassa di risonanza per le più diverse letture a voce alta. È iniziata infatti la quarta edizione di Libriamoci. Giornate di lettura nelle scuole, promossa dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo attraverso il Centro per il libro e la lettura e dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca attraverso la Direzione Generale per lo Studente, in collaborazione con la Presidenza del Consiglio dei Ministri e con il Ministero degli Affari Esteri.
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Agli italiani (ri)piace leggere
a cura di Giovanni Peresson per il Giornale della libreria
Nel 2015 la lettura in Italia è tornata, dopo due anni, a crescere. L’indagine Istat indica un ritorno al segno positivo nella lettura di libri di carta rispetto al 2014.
E la lettura degli e-book? Può sembrare paradossale, ma nel 2015 avviene l’inimmaginabile. I lettori di e-book diminuiscono, anche se il mercato è cresciuto raggiungendo quasi il 5% di quello della varia.
Nel 2015 i lettori di e-book (facendo riferimento agli ultimi tre mesi) sono scesi a 4,687 milioni: l’8,2% della popolazione italiana con più di 6 anni di età; oppure – a seconda di come li si conta – il 14,1% di coloro che hanno usato Internet negli ultimi tre mesi.
Leggere libri trasforma i saperi. Gli ebook, no.
Se mettessimo su un ring un libro e un ebook, chi vincerebbe? Intendo proprio una prova su strada, come si fa con le auto.
Sappiate che la risposta non è affatto scontata, anzi. Tuttavia i primi a non mettere in discussione gli ebook sono proprio i grandi editori, i quali dagli ebook verranno stritolati. I primi a fargli le pulci sono invece gli scienziati: i risultati di numerose ricerche pubblicati su Scientific American dimostrano come la lettura su carta presenti moltissimi vantaggi rispetto a quella digitale.
La self-society alla conquista del mondo
Si va dall’autoscatto all’autopubblicazione passando per i talk show dove si ascolta solo se stessi. Il mondo ormai siamo… “io”
Non che sia una novità il cosiddetto «selfie», da anni non si fa altro, da quando abbiamo incorporato le macchine fotografiche negli smarthphone e la possibilità di pubblicare foto nei social network.
Insomma la nuova era, già iniziata, di questa spumeggiante self-society, non sarà quella del self-reading? Naturale conseguenza del self-pubblishing, che significa dilettantismo di massa neppure più distinguibile come tale perché non c’è più nessuno a distinguere niente. Cogito ergo sum, ergo scrivo, ergo mi autopubblico, ergo mi autoleggo e chi s’è visto s’è visto. Stringi stringi: che bisogno c’è dell’editore? Mi pubblico io. Che bisogno c’è del lettore? Mi leggo io. Infatti da anni in editoria non si sente più parlare di «passaparola», cosa volete che passino. A me, per esempio, arrivano solo richieste di aspiranti scrittori che vogliono essere letti. Visto che scrivono a uno scrittore hanno letto mezzo mio libro, sono miei lettori? Ci mancherebbe, non fanno neppure finta. È il nuovo upgrading culturale, il livellamento di ogni gerarchia all’interno di un’unica gerarchia globale, l’auto-individualismo senza individuo.
Leggere senza capire: illetterati di casa nostra
La maggior parte degli italiani a stento riesce a comprendere la posologia di un farmaco: il 5% non capisce quanto scritto sul bugiardino. La metà poi, non è in grado di discernere le informazioni su un foglio di istruzioni. Per non parlare di come montare il sellino di una bici: il 33% di fronte a una pagina contenente più informazioni non è in grado di individuare la soluzione del problema. E’ il nuovo analfabetismo che avanza e che a differenza di quello classico di chi non sapeva né leggere né scrivere, si è fatto più subdolo: è quello di chi sa leggere, ma non comprende.