Questo è uscito nel maggio del 2010. Tre mesi dopo, il 17 agosto, Francesco Cossiga è morto. O meglio: s’è lasciato morire. Nell’ultimo capitolo, emblematicamente intitolato «Solitudine, caduta e morte del leader», aveva spiegato come la politica sia più di un mestiere. «E’ una droga che non prevede disintossicazioni», aveva detto. Più che una ragione di vita, è la vita stessa. E quando si è costretti a rinunciarvi si finisce spesso per rinunciare a tutto il resto. Si muore, insomma. Come Spadolini, come De Gaulle, come tanti altri di cui Cossiga ha, con involontaria autoprofezia, parlato nel libro.