Quando nel 1932 Louis-Ferdinand Céline diede alla stampe il suo primo romanzo, Voyage au bout de la nuit, nel coro di lodi per il capolavoro non mancò la voce di Georges Bernanos. Secondo lo scrittore cattolico e monarchico l’esordiente collega anarchico e miscredente era stato “creato da Dio per dare scandalo”. Col passare degli anni forse la situazione si capovolse e più che scandalizzare il mondo Céline finì per esserne scandalizzato.
Alla fine della Seconda Guerra mondiale vedeva lo scandalo non più negli ebrei, bersagliati qualche tempo prima in un paio di ignobili e famigerati libelli antisemiti, ma nel trasformismo vigliacco della società francese, nella forsennata ricerca di vittime espiatorie (in fondo imparentata con quella messa in atto dagli sconfitti nazisti) nella riduzione della realtà a “féerie”, farsa, pantomima. Tutti sembravano ansiosi di ben recitare il ruolo del giustiziere e a lui toccava quello del capro espiatorio, del “noto venduto traditore fellone” da squartare e gettare ai cani per lavare la coscienza collettiva.