La trottola di Sofia

La matematica mi aveva incuriosita sin da piccola. Tutto merito dell’amore che mi avevano trasmesso i miei zii e mio padre per questa scienza, ma anche di una buffa carta da parati. Quando i miei genitori si erano trasferiti in campagna, avevano tappezzato le pareti della casa con delle carte eleganti, fatte venire apposta da San Pietroburgo. Ma avevano fatto male in calcoli e, arrivati alla camera di noi ragazzi, la carta da parati era finita. Fu deciso di ricoprire, provvisoriamente, le pareti con dei rotoli di fogli pieni di formule astruse, acquistati molti anni prima da mio padre. Passavo ore ad osservare quei segni e quei numeri, allora incomprensibili, cercando di capire il significato di qualche passaggio.

 

Dalla nostra inviata Livia Rocchi … Marie-Aude Murail!

Durante la mia gita a Parigi in quinta liceo, un venditore ambulante di panini mi ha costretto a pronunciare dieci volte la parola jambon fino a quando non è stata abbastanza gradita al suo orecchio da convincerlo a darmi un sandwich rinsecchito avvolto nel domopak. Con questo primo ricordo traumatico dei francesi e i pregiudizi che vengono a galla per quanto uno cerchi di cacciarli negli abissi dove meritano di stare, cosa mi potevo aspettare dall’incontro con una scrittrice francese con quasi cinquant’anni di carriera alle spalle, insignita del titolo di Cavaliere della Legion D’Onore, circa novanta libri e cento racconti pubblicati, circa duecentomila copie vendute all’anno… insomma, UN MITO?

La promozione della lettura in tutte le sue forme

di Giovanni Solimine

Si rischia di essere noiosi a ripetere in ogni occasione il rosario delle cifre che descrivono lo stato della lettura e delle competenze linguistiche degli italiani. Ma forse vale la pena di ricordare qualche dato. Soltanto il 43% degli italiani legge un libro all’anno (a fronte del 61,4% degli spagnoli, 70% dei francesi, il 76% degli inglesi, l’82% dei tedeschi);>>

Crack! Un anno in crisi

Alle 21:30 si sentì la chiave nella toppa della porta. Esteban la sentì dal suo letto. Ora poteva addormentarsi senza timore dei robot umanoidi. Il vero salvatore del mondo era papà. Anche Charlie sentì chiudersi la porta d’ingresso. Quando era piccola, correva verso papà, lui la prendeva in braccio dicendo che “era la più bella” e Charlie credeva che mamma fosse gelosa. Adesso Charlie chiudeva la porta della sua stanza dopo cena e non si muoveva più dal letto. Si vietava perfino di pensare: “E’ arrivato papà”. Eppure, quando sentì i suoi passi in corridoio, smise di leggere Psycho-boy e trattenne il respiro. Suo malgrado lo incoraggiò mentalmente: “Entra, entra”. ma i passi si allontanarono. Lui non osava. Lei non osava più. Da qualche mese, Charlie e papà si erano persi di vista.