La 56ma edizione del premio Campiello

 

L’appuntamento è per sabato 15 settembre 2018, al Teatro La Fenice di Venezia, con la finale della 56esima edizione del Premio Campiello. La cerimonia conclusiva del premio organizzato dalla Fondazione Il Campiello – Confindustria Veneto verrà trasmessa in diretta televisiva su Rai 5 dalle ore 20.45 e in tutto il mondo attraverso Rai Italia, il canale Rai che si rivolge a decine di migliaia di spettatori in tutto il continente.

Tutte le mattine felici si assomigliano. Jonathan Safran Foer

Mettetevi comodi: ci vorranno dieci di minuti per arrivare a fondo pagina.

Leggo dal dizionario Sabatini: casa[cà-sa], sostantivo femminile, 1 Edificio a uno o più piani, di dimensioni e aspetto vari, adibito ad abitazione dell’uomo: c. popolare, signorile || seconda c….etc…, 2 Abitazione, residenza di un nucleo familiare: aprire, chiudere, cambiare c.; cercare, trovare c. || metter su c., andare ad abitare per proprio conto | fare gli onori di c…., etc…, nel gergo sportivo, disputare una competizione sportiva nella propria città o nella città della squadra avversaria || figg. abitare a c. del diavolo, fuorimano | sentirsi a c. propria, a proprio agio | portare a c. la pelle, sopravvivere, salvarsi dalla morte | a c. mia, secondo me, a mio parere | non sapere dove stia di c | c. comune, unione ideale di forze, di intenti, di principi politicamente vicini |, 3 La propria famiglia: saluti a c. || essere tutto c. e chiesa, di persona dedita esclusivamente alla famiglia e molto religiosa >>

Riprendiamoci la poesia: L’arte di essere fragili di Alessandro D’Avenia

Certi libri arrivano al lettore come in risposta a una preghiera. La preghiera può essere un giorno di sole o il momento più basso di un’esistenza, ma è sempre l’arte a esprimere il nostro indicibile. Succede anche per le preghiere di una società. “Ogni epoca concentra l’attenzione su alcune parole, ne è come ossessionata. Questo perché quest’epoca sta perdendo la cosa nominata e comincia ad avvertirne la mancanza”.
Se c’è una cosa che manca all’uomo in questo tempo di declino umano e spirituale, è la Poesia: quella bellezza che l’universo ha facoltà di osservare in se stesso tramite la vita. A questa preghiera dà risposta il libro-miracolo di Alessandro D’Avenia, ponendoci al cospetto di un poeta che forse non abbiamo saputo vedere: Giacomo Leopardi.

Le tre del mattino

di Bruna Mozzi

E’ la notte il momento che Gianrico Carofiglio sceglie per questo suo romanzo; le tenebre che, con il loro trascorrere, fanno avvicinare i due protagonisti, un padre e un figlio. Forse, dopo, i due non saranno più come prima: un ragazzo adolescente che cresce e un uomo sulla cinquantina che matura.

E’ l’età topica di tante coppie di padri e figli, da Telemaco che cerca il padre Ulisse a Zeno che con il padre litiga fino a riceverne uno schiaffo sul letto di morte a Kafka che accusa il genitore di avergli imposto una vita non voluta. Un evergreen che hanno affrontato anche i contemporanei: ad esempio il Michele di “Io non ho paura” o la giovane figlia nel romanzo “Pura vita” di De Carlo.

Simon Winchester, Il professore e il pazzo

Di Simon Winchester avevo già letto altro. Per cui quando ho preso in mano Il professore e il pazzo< mi è venuto spontaneo dargli un’occhiata. Anche perché la copertina fa simpatia, è buffa. L’abstract del testo mi inspirava, ma è quando ho letto  le poche righe espunte dal testo in cui Winchester racconta l’incontro tra il Murray e Minor che ho capito che non potevo non leggerlo.
Adelphi ha scelto probabilmente le righe più belle del libro. Il divertente e ben congegnato racconto di un colpo di scena: l’incontro tra Murray curatore dell’Oxford English Dictionary e il suo collaboratore principale, il dottor Minor. Minor, un medico americano in congedo, è detenuto in un manicomio per aver ucciso un uomo ed essere stato dichiarato malato di mente durante il processo.

Elisabeth Åsbrink, 1947

Ho terminato da poche ore il saggio in forma narrativa 1947 e  non riesco a digerirlo, continuo a rimuginarci. È palese che il libro non mi ha lasciato indifferente. Se dovessi usare un aggettivo per definirlo direi: interessante. Ma sarebbe nascondere l’inquietudine che ha mi ha trasmesso. Ecco, la biografia di quell’anno del dopoguerra ti tramette le macerie nell’animo. Non perché descrive le macerie lasciate dalla seconda guerra mondiale, ma perché inocula l’assenza di speranza di quel libro. Non c’è speranza, né spazio per un mondo migliore. Sarò un pessimista, ma questo è ciò che ho ricavato dal libro. Continuo a rimuginare su quello che ho letto e vedo nella cronaca attuale quello che succedeva allora protrarsi senza sosta e senza speranza di soluzione. Ecco un altro aggettivo per quel libro: amaro.

Addio a Naipaul, premio Nobel in letteratura ma non nella vita.

E’ morto a Londra dopo una lunga malattia Sir Vidiadhar Surajprasad Naipaul. Aveva ottantasei anni. È considerato uno dei romanzieri più grandi della nostra epoca e ha vinto sia il Booker Prize che il Premio Nobel per la letteratura nel 2001 con la seguente motivazione: “per aver unito una descrizione percettiva ad un esame accurato incorruttibile costringendoci a vedere la presenza di storie soppresse”. Il grande autore, tuttavia, non avrebbe vinto alcun premio per la sua vita privata se mai ce ne fosse stato uno.>>

Paul Auster, 4321. Cronaca di una sfida

L’impegno, come ben comprenderete, sfida diverse leggi di gravità. La prima, è l’inevitabile confronto con i maestri del romanzo “panoramico” americano: Roth, De Lillo, Wolfe senza scomodare Hemingway e solo per citarne alcuni. L’altro è la sfida con la quantità: stiamo parlando di un libro che nell’edizione originale pesa quasi un chilo, a testimonianza della scommessa dell’autore di misurarsi con il “grande romanzo classico americano” prendendo a modello non solo Dickens, citato nel libro, ma anche di altri autori classici non esattamente di scuola americana come Von Kleist. Parliamo di 4321.