”Scorgo una preoccupante deriva culturale. Il nostro tempo sembra correre cantando verso la frivolezza e la banalizzazione. La cultura ha perso la sua nobilta’, sta diventando intrattenimento”.
Lo afferma lo scrittore peruviano Mario Vargas Llosa, premio Nobel per la Letteratura nel 2010, in un’intervista a ‘La Stampa’, nel giorno della presentazione a Torino del suo ultimo libro ‘Il sogno del celta’.
”La cultura – dice lo scrittore – è anche divertimento, ma se è solo divertimento non è più cultura. Stiamo assistendo alla vittoria dell’immagine, all’imposizione di forma di intrattenimento che devono essere forzatamente facili e accessibili alla maggioranza delle persone. Questa smania di semplificazione ha fatto sì che lo stesso termine ‘cultura’ perdesse il suo significato originario. E intravedo il pericolo che non solo disimpariamo a discernere, appunto, tra categorie come bello e brutto, ma addirittura buono e cattivo. Così l’idea di una cultura alla portata di tutti ha condotto al collasso i valori con i quali si giudicava la cultura stessa”, aggiunge Vargas Llosa, che annuncia di essere al lavoro su un saggio che affronti questo tema.
Lo scrittore fa poi degli esempi concreti per avvalolare il suo allarme: “La democrazia consiste nel diffondere e rendere accessibili a tutti i prodotti culturali senza snaturarli. Devono parlare i fatti, non le statistiche dei musei. E’ possibile che un Damien Hirst spacci per arte uno squalo di quattro metri messo in una vasca di formaldeide? Pagliacciate. Quando tutto è cultura, niente è cultura”, conclude lo scrittore riferendosi ad una delle creazioni più celebri dell’artista inglese Damien Hirst: ‘The Physical Impossibility of Death in the Mind of Someone Living’ (”L’impossibilità fisica della morte nella mente dei viventi”) che venne esposta per la prima volta nel 1992, alla Saatchi Gallery di Londra.