Siamo nel 1986 e Henry, seduto su un volo per New York, stringe tra le braccia una preziosissima copia in 78 giri di Oscar Holden. Nonostante sia stato uno dei più grandi jazzisti americani, trovare una registrazione di Holden è quasi impossibile, a meno di frugare tra le masserizie custodite nello scantinato dell’hotel Panama di Seattle. Un vero scrigno pieno di tesori: album fotografici, lettere, disegni, uniformi e oggetti tradizionali, ma anche l’ultimo baluardo di un quartiere e di una cultura completamente cancellati.
Nihonmachi fino al 1945 è stato il quartiere giapponese di Seattle. Popolato da una folta comunità di americani di origine nipponica, il quartiere era stato smantellato lentamente negli anni successivi a Pearl Harbor, mentre i suoi abitanti venivano prima isolati e poi letteralmente deportati in veri e propri campi di lavoro. Era stato per volontà del Presidente Roosevelt, nel febbraio 1942, che l’America aveva deciso di internare in dieci campi disseminati in tutto il territorio, circa 120.000 cittadini di origine nipponica, per la maggior parte di seconda generazione. Proprio in uno di questi campi, a Minidoka, si compie il destino dei due giovani protagonisti di questa storia.
Henry è un dodicenne di origine cinese. Suo padre, un nazionalista convinto, decide di far studiare suo figlio in una scuola americana, dove può assorbire i valori della grande nazione che lo ospita, ma dove, allo stesso modo, conosce la discriminazione e l’odio dei suoi compagni bianchi. Solo negli occhi a mandorla di Keiko riesce a riconoscersi, anche se lei non è cinese ma giapponese e anche se nel giro di pochi anni lei diventerà un nemico per il popolo americano.
Alla lenta conquista della libertà di Henry, che si emancipa dall’autoritarismo di suo padre assaporando gli a solo jazz dei suoi cantanti preferiti, si contrappone l’altrettanto inesorabile scomparsa di Keiko e della sua comunità. Prima viene chiuso il giornale nipponico di Nihonmachi, l’Hokubei Jiji, poi la polizia entra nelle case per portar via le radio e le macchine fotografiche, infine sono gli uomini a sparire, accusati sempre più spesso di sabotaggio. Un intero quartiere viene smantellato e sostituito, 6000 persone vengono rinchiuse a Minidoka, mentre la seconda guerra mondiale vede succedersi le incursioni aeree nel Pacifico, culminanti con il lancio della bomba atomica su Hiroshima e Nagasaki. Nel mezzo del conflitto che incendia le nazioni, i due giovani americani dagli occhi a mandorla si baciano attraverso un muro di filo spinato. Mentre stringe Keiko, Henry non sente gli spuntoni del fil di ferro e la pioggia gelata che lo bagna, sa soltanto che aldilà di quella rete c’è la donna che ama e che è riuscito a ritrovare viaggiando per molte miglia.
Un romanzo epico, una storia d’amore struggente e intensa, ma anche il racconto di uno dei periodi più bui e sconosciuti della storia americana.
Jamie Ford, Il gusto proibito dello zenzero, Garzanti