Dunque eccomi qui, a testa in giù in una donna. Braccia pazientemente conserte ad aspettare, aspettare e chiedermi dentro chi sono, dentro che guaio sto per cacciarmi, chiudono gli occhi di nostalgia al ricordo di quando fluttuavo libero nel mio sacco opalescente, a spasso dentro la bolla sognante dei miei pensieri, tra capriole al ralenti in un oceano privato, e delicate carambole contro i confini trasparenti della mia prigione, quella membrana sicura che, pur attutendole, vibrava insieme alle voci di cospiratori intenti a una macchinazione odiosa. Succedeva nella spensierata stagione della mia giovinezza. A questo punto, ormai completamente capovolto, con le ginocchia schiacciate al petto e senza margine di movimento, non ho soltanto la testa impegnata ma anche tutti i pensieri. Non ho più scelta, un orecchio è premuto giorno e notte contro le pareti irrorate di sangue. Ascolto, prendo appunti mentali, e mi preoccupo. Tra lenzuola sento discorsi efferati e mi agghiaccia il terrore di quel che mi aspetta, di quel che potrebbe compromettermi.
Un sorprendente, spiazzante McEwan, che riprende uno dei topoi più produttivi e longevi della tradizione letteraria – quello dell’Amleto di Shakespeare – rielaborandone la trama in qualcosa di curioso e inatteso che colpisce per la raffinata evoluzione del pensiero e del sentimento.
«O Dio! Io potrei essere confinato in un guscio di noce e credermi re di uno spazio infinito… se non fosse che faccio brutti sogni». La citazione amletica è già un programma, allo stesso modo della madre Trudy (come Gertrude, la madre di Amleto) e dello zio Claude (lo zio Claudio della tragedia shakespeariana) che un po’ ricordano anche Macbeth e Lady Macbeth (sempre Shakespeare docet), ovvero crudeltà e virilità a confronto, tradimento, desiderio di vendetta, cupidigia e gelosie… un intrico magmatico in cui due identità perdono i rispettivi confini.
Chi narra la storia è un bambino non ancora nato che ci parla da dentro il ventre materno narrandoci di sua madre e suo zio (che è l’amante della madre) che stanno pianificando di uccidere suo padre. E da qui iniziano tutta una serie di accadimenti con le caratteristiche stringenti di un thriller mozzafiato che fa riflettere e che ti cambia l’ordine delle idee.
Ian McEwan, Nel guscio, traduzione di Susanna Basso, Einaudi 2017.