Se le librerie (online) fanno il prezzo. Amazon vs Hachette

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I fatti sono noti per chi segue il destino dei libri nel nostro paese e in quelli oltrecortina: il più grande negozio online del mondo, Amazon, ha deciso di rinegoziare margini di profitto e prezzo dei libri elettronici che vende attraverso i suoi siti. Il gruppo francese Hachette non ha accettato questa imposizione considerandola una vera e propria azione di intromissione negli “affari interni” di un’altra società, la loro, e una forzatura comportamentale nei riguardi delle loro economie; quest’ultima, considerata ancora più scorretta. Un vero vilipendio all’idea di sovranità aziendale e attentato alla concorrenza.>>

 

Dal rifiuto del gruppo editoriale ne è coseguito il boicottaggio da parte di Amazon di tutti i titoli delle case editrici del gruppo, attraverso una serie di azioni commerciali definite dall’Hachette assai svilenti economicamente per loro e che definiscono la “cifra” di Amazon, la quale ha continuato a strafregarsene.

La filosofia di Besoz, patron del sito e-commerce più famoso del mondo, nasconde il rinnovo degli accordi commerciali sotto l`idea che chiunque può ormai pubblicare gratuitamente il proprio libro, azione che può essere replicata all’infinito e, in quest’ottica alla fine, potrebbe non essere più necessaria la figura dell’editore. Concetto che fa accapponare la pelle a molta gente, compresa quella nostrana che si occupa di editoria.

La disputa va avanti da diversi mesi e ultimo atto della querelle, è la lettera a firma di ben 900 autori, alcuni dei quali tra i più prestigiosi in circolazione, che hanno comprato una pagina sull NYT per “denunciare” (parola che sottintende un’altra che non posso scrivere) il cattivo comportamento di Amazon colpevole, a loro dire, di minare i loro profitti, che vendono molto più della metà delle loro tirature, proprio su Amazon. Il contenuto, in soldoni, è chiaro: “se ti abbiamo fatto guadagnare milioni, perchè ora ci togli il pane di bocca?” ;seguono le firme assai pesanti di tipetti come Stephen King, il premio pulitzer di quest’anno: Donna Tart, (quella del “Cardellino”), John Grisham, Scott Turow e diversi altri.

La risposta è apparsa in men che non si dica. Il documento, dai contenuti assai duri, lamenta che la vecchia editoria vive nel secolo sbagliato e teme di non guardare al futuro negando a se stessa la capacita` di fare innovazione a tal punto da impedire al mercato del libro elettronico di liberarsi dai condizionamenti e, peggio, di implodere per non correre il rischio di non far morire il mercato dei libri di carta (e meno male che c’è Hachette direbbe il vecchio libraio che è in me…). Come se non bastasse, l’accusa mossa dal documento circolato senza firma – ma riconducibile a detti di molti esperti ad Amazon e al suo proprietario, e` quello che ha fatto sottobanco un cartello con altri editori per tenere alto il prezzo degli e-book. E agli autori una vera e propria coltellata: inconsapevoli armi emozionali in mano alle vecchie oligarchie editoriali.

Mamma mia che manicomio.

La storia insegna che molti degli editori che in passato si erano opposti alle edizioni tascabili, oggi si oppongono agli e-book. In entrambi i casi, temevano e temono catastrofi imminenti e bombe atomiche sui loro conti economici.

Per quello che riguarda le cose di casa nostra, un paio di anni fà sempre in estate ci furono le polemiche sulla legge Levi sugli sconti sui libri e a vedere come è finità, direi che non è cambiato nulla e, anzi, la situazione è addirittura peggiorata. Credo che non bisogna guardare agli e-book come dei nemici: è sempre al lettore e alla sua capacità di remunerare un mercato asfittico come il nostro che bisogna guardare con fiducia e sostegno, ssenza fare battaglie di retroguardia che non servono a niente. Molto bello, sul tema, l’intervento di Umberto Eco in una delle sue ultime bustine a proposito di come il libraio può ridefinire il proprio ruolo e attività alimentando esse stesso la distribuzione degli e-book secondo i criteri che il mercato vorrà e potrà stabilire.

La cosa, vedrete, andrà avanti ancora per un bel po’: su questo si gioca molto di più che la sola battaglia di margine innescata da Besoz. C’è molto da dire sullo strapotere dei colossi del digitale; su come stanno, velocemente, diventando i padroni del mondo ed è ora (librai ed editori)  che si aprano bene gli occhi: il lettori potrebbero non avere più bisogno della libreria e del libraio e, d’altro canto, Amazon sembra non aver bisogno degli editori. La dittatura del digitale sta solo mostrando di cosa è capace. Tra Amazon, Google, e i grandi giganti sembriamo mosche fastidiose. Ne riparleremo.

per BookAvenue, Michele Genchi

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