Mostra: 10 - 18 di 304 RISULTATI

Hotel Grande A

Non ci si imbatte spesso in romanzi che riescono a raccontare l’amore, la morte, la malattia, la famiglia, la vita, con sincerità e trasporto, ma allo stesso tempo facendo ridere e voltare le pagine una dietro l’altra, tessendo tutti i fili di una storia fino a regalare ai lettori un lieto fine appagante. Oh boy! di Marie Aude Murail ci riusciva perfettamente e per tanti aspetti questo Hotel Grande A me lo ha ricordato. Che siano entrambi libri classificati come “per ragazzi” non ne dovrebbe limitare il valore o il pubblico: significa che con essi si potrà identificare sia un lettore giovane che un adulto, che giovane lo è già stato.

I nostri cuori chimici

Le recensioni che potrete trovare in rete su questo romanzo sono molte, interessanti e competenti. Quindi perché scriverne un’altra? Quella che segue non sarà una recensione, ma un’intervista di Livia A (che sta per “Livia Ancora Adolescente”) a Livia B (ossia “Livia Bacucca Bigotta”). Altro non serve sapere, se non che è il modo più vero per descrivere questo romanzo, dal mio punto di vista. O dovrei dire “dai miei”.
Se volete lasciarmi i recapiti di un buon analista nei commenti, fate pure.

Un tifone in arrivo

Paolo, il protagonista di questa storia di amicizia e conquiste, è come la Primavera: è una gemma che deve schiudersi. Sono foglie strette le sue, una chiara difesa, ma con delicate parole, Paolo comincerà ad avvertire un calore nuovo e rivelerà quello che ha dentro, i suoi veri colori.

Di colori all’inizio ne ha solo uno e non gli piace. Infatti, in modo quasi segreto, coltiva sogni e interessi, ma ha anche vuoti dolorosi da colmare e paure: tutto questo arriva fuori solo colorando le orecchie, di un rosso intenso. La timidezza di Paolo è la stessa di chi è più riservato e che magari si sente incompreso. Solitamente i ragazzini così sono il bersaglio preferito dei bulli, come il Trio, il gruppetto di prepotenti che prende di mira, appunto, Paolo.

Siamo partiti cantando. Etty Hillesum, un treno, dieci canzoni.

Riscrivere i diari di Etty Hillesum per un pubblico di giovani lettori sarebbe potuta essere un’impresa quantomeno rischiosa, se non addirittura fallimentare per ragioni di diversa natura, non ultima quella dell’età di Etty al momento della stesura dei suoi diari. Era una donna quasi trentenne, nel fiore di un età che si era andata conquistando, in modo assolutamente non convenzionale per quei tempi, e lontana anni luce dai tempi attuali dei nostri lettori e quindi per questo con scarso potere di immedesimazione da parte loro.

La città dei libri sognanti

“Qui comincia la storia. Racconta come sono entrato in possesso del Libro sanguinoso e come ho incontrato l’unza. Non è una storia per tipi dalla pelle sensibile e dai nervi deboli: a chi si ritrovasse in queste condizioni suggerisco di rimettere il volume sullo scaffale e di svignarsela con la cosa tra le gambe nel reparto dei libri per fanciulli.”

“Se ancora siete convinti che i libri siano innocui, ben presto vi ricrederete. Questa è la storia di un luogo in cui leggere è ancora un’avventura. Un luogo dove, a leggere, si rischia d’impazzire. Dove i libri possono ferire, avvelenare e perfino uccidere. Solo chi, pur di leggere, sia veramente disposto a correre simili rischi, solo chi sia pronto a giocarsi la pelle pur di conoscere la mia storia, mi segua e volti la pagina”. L’ammonimento di Ildefonso de’ Sventramitis la dice lunga su questo romanzo ambientato a Zamonia.>>

Io sono soltanto una bambina

Un trasloco, una compagna di classe odiosa come vicina di casa, la promessa sempre rimandata di un cucciolo da accudire, la speranza di incontrare una vera amica: la protagonista di questo romanzo sarà soltanto una bambina, ma ne ha di cose a cui pensare!
Con la sottile schiettezza e il linguaggio asciutto che contraddistinguono la sua voce, in Io sono soltanto una bambina Jutta Richter ci catapulta nella vita della piccola Hanna, consentendoci di ascoltare dalla sua viva voce storie di ordinaria “entropia”.