Per la prima volta la scrittrice Dacia Maraini si sofferma a raccontarci del suo legame con la madre svelando aspetti della storia di famiglia ancora …
Dacia Maraini, La nave per Kobe

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Per la prima volta la scrittrice Dacia Maraini si sofferma a raccontarci del suo legame con la madre svelando aspetti della storia di famiglia ancora …
Ignazio Marino, medico, senatore, candidato alla segreteria del Pd, mandato in libreria da Einaudi
Pubblichiamo un estratto sul tema del testamento biologico dal capitolo
intitolato “Che cosa ne pensano gli italiani?”.
Dal 2006 ad oggi, ovvero da quando ho iniziato a dedicare parte del mio tempo allo studio del testamento biologico, ho seguito con attenzione l’orientamento degli italiani attraverso numerose ricerche e indagini demoscopiche, realizzate tra la popolazione in generale ma anche all’interno di gruppi di persone selezionate sulla base della loro professione, religione, appartenenza geografica, livello sociale e culturale. Vi è un dato che rimane costante nel tempo e che risulta sempre identico in tutte le indagini: la stragrande maggioranza degli italiani è convinta che le decisioni su come affrontare le terapie nelle ultime fasi della vita debbano spettare all’individuo, a nessun altro. I cittadini conoscono bene i termini della questione, sono consapevoli dei propri diritti e non intendono rinunciarvi.
“La signora del caviale” racconta di una comunità di pescatori di storioni sulle rive ferraresi del Po. Un intreccio di uomini, di storie e di …
Tre amici si danno appuntamento in un magazzino di Santiago del Cile. Li accomuna l’antica militanza tra i sostenitori di Salvador Allende e uno sguardo amareggiato sulla vita. La città è molto cambiata, e anche loro non sono più gli stessi: c’è chi ha una valvola saltata in seguito a un soggiorno obbligato in un centro di tortura, chi ha perso la splendida chioma alla Jimi Hendrix, chi ha messo su una ragguardevole pancia. Convocati dall’anarchico Pedro Nolasco, detto l’Ombra, per compiere insieme un’ultima, audace azione rivoluzionaria, Lucho Arancibia, Lolo Garmendia e Cacho Salinas hanno però deciso di scrollarsi gli anni di dosso e attendono l’arrivo del loro leader.
Un interessante cambio di prospettiva sulla musica e sulle sue influenze si legge con l’uscita del libro “La rivolta dello stile” che il giornalista Pierfrancesco Pacoda ha scritto con il sociologo e antropologo Ted Polhemus. La musica è il linguaggio per eccellenza delle culture giovanili. Espressione di un confuso supermarket dello stile, definisce oggi i confini, sottili, delle comunità, e ha sostituito così l’appartenenza a un’etnia basata sulle radici e la tradizione. Fenomeno sempre più al centro della cultura delle metropoli, dove i ragazzi fondano la loro identità proprio sui suoni nei quali si riflettono.
Gianluca Morozzi è uno degli autori italiani più duttili e prolifici. Bolognese, di nascita e di sfegatata fede calcistica, classe 1971, dopo l’incontro con Giorgio Pozzi della Fernandel (una piccola straordinaria casa editrice) inizia la sua brillante carriera di scrittore che prosegue tra la piccola casa editrice ravennate e la Guanda.
Ha pubblicato i romanzi : “Despero”, “Dieci cose che ho fatto ma che non posso credere di aver fatto, però le ho fatte”, “Accecati dalla luce”, la raccolta di racconti “Luglio, agosto, settembre nero”, “L’abisso”, “Le avventure di zio Savoldi” tutti usciti da Fernandel. Presso Guanda ha pubblicato i romanzi “Blackout”, “L’era del porco”, “L’Emilia o la dura legge della musica” e “Colui che gli dei vogliono distruggere”.
Sintesti della lezione di Everyman. La vita e’ l’addizione delle sue esperienze, vale per chiunque. E la morte e’ la contabilità della somma finale. Siamo stati giusti? Siamo stati onesti? Siamo stati equi con le persone amate, con i lavoro, con noi stessi? Michele Genchi in cerca di risposte nell’ennesimo libro di Philip Roth.
Intervista a Piergiorgio Bellocchio di Guido De Franceschi
Da più parti si intona il de profundis per la critica letteraria. Piergiorgio Bellocchio, che fu il fondatore dei celebri “Quaderni piacentini” e più tardi visse con Alfonso Berardinelli l’avventura semisolitaria della rivista letteraria “Diario”, sembra non ritenere necessario intonare la sua voce al coro. Complice parziale, forse, l’influenza che ne arrochisce la voce. Inutile, in definitiva, il lamento sulla critica nostrana quando è il suo stesso oggetto, la letteratura, a essere affetta da zoppia e a praticare il terra-terra. Quello di Bellocchio è suppergiù un chiamarsi fuori, un uscire dalle righe. Un guardare al passato, ma senza troppi drammi. In altre parole, un farsene, in qualche modo, una malinconica ma lucida ragione.
Ci sono voluti vent’anni, non molto più del tempo impiegato da Cormac McCarthy per scriverlo, perché i lettori potessero trovare in libreria la traduzione italiana …