Ci sono libri che arrivano nel momento giusto come se accendessero delle luci per illuminare cose e persone. E’ il caso dell’emozionante volume di Bruno Amoroso “Federico Caffè” Riflessioni della stanza rossa Castelvecchi Edizioni. Il libro “arriva” nel momento dei 25 anni esatti dalla scomparsa del Maestro, avvenuta alle prime luci dell’alba del 15 aprile 1987.
Quello di Amoroso deve considerarsi una sorta di “audiolibro” ; leggendo le avvincenti e “attuali” righe pare di sentire il suono della penna sulle carte, di ascoltare le sue parole, i suoi passi e i suoi silenzi.
E’ un volume delicato che esalta la dignità di Caffè, mentre Amoroso sembra osservarlo con discrezione prendendo per osmosi tutto quello che è stato l’insegnamento del Maestro. Il libro sublima il concetto di amicizia; Amoroso porta il lettore a conoscenza di confidenziali scritti dai quali già si intuisce chiaramente la scelta “finale” di Caffè. Una scelta consapevolmente libera come è stata tutta la sua vita di grande uomo e intellettuale autorevole e, oggi, universalmente riconosciuto.
La “ricerca” di Federico Caffè



In questa elaborata e ricca analisi di Franco Franceschi e Ilaria Taddei sono ripercorribili le tracce della identità storica delle città italiane, viste come realtà in cui si sviluppò l’Urbanesimo e nacquero i Comuni, forme autentiche di autogoverno cittadino, prima ancora che si configurassero le Signorie come supremazie affermate ed emergenti nelle lotte che determinarono in seguito la fine dei Comuni. 

L’opera di Virginia Woolf non ha mai smesso di scuotere, probabilmente fin dal giorno della sua creazione e sicuramente fino ai nostri giorni. Si parla della sua influenza nel saggio Palinsesti woolfiani. L’influenza di Virginia Woolf nei romanzi “Light” di Eva Figes e “The Hours” di Michael Cunningham (2012, Edizioni Il Foglio). L’autrice, Daniela Neri, nata in Italia e inglese d’adozione, offre un approfondimento puntuale ed esaustivo in particolare sulla scrittura woolfiana rielaborata da Eva Figes (Light) e da Michael Cunningham (The Hours). In una suggestiva cronistoria passa in rassegna i palinsesti più noti della letteratura (secondo la definizione di Gerard Genette e il concetto di intertestualità proposta da Julia Kristeva) e analizza le opere delle scrittici e degli scrittori che hanno adottato l’ipotesto woolfiano.
riceviamo e volentieri pubblichiamo
David Grossman ha recentemente terminato il suo ” tour” europeo iniziato nel 2010 e conclusosi proprio il mese scorso a Bruxelles, per l’ultima tappa. Tour per promuovere il suo ultimo romanzo, ma non solo. L’esperienza di ascoltare dal vivo e incontrare David Grossman rimane sempre qualcosa di affascinante e di unico al di là dell’occasione e delle spesso imbarazzanti domande poste dai giornalisti (soprattuto riguardo la sua vicenda personale), perché la profondità, l’umanità e la sensibilità della persona trascendono il ruolo dello scrittore, per arrivare semplici e dirette all’ascoltatore. Non si tratta del carisma o della personalità, ma del valore e del contenuto delle sue parole che non sono quindi solo prerogative dei suoi libri.
Con questo articolo Silvia Bertolotti inizia la sua collaborazione con BookAvenue
“Un uomo di cultura è tale se sa guardare in modo non superficiale oltre il presente, sia verso il passato sia, per formulare congetture, ipotesi e decisioni – soprattutto se è uomo politico – , verso il futuro”.