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Paolo Sylos Labini, un maestro di civiltà

“Un uomo di cultura è tale se sa guardare in modo non superficiale oltre il presente, sia verso il passato sia, per formulare congetture, ipotesi e decisioni – soprattutto se è uomo politico – , verso il futuro”.
Questa una delle tante frasi significative pronunciate nel corso della sua vita terrena dal sempre attuale Sylos Labini. Un pensiero civile, sconfinato, espresso sempre con vivacità e chiarezza utile a tratteggiare una parte importante della storia italiana. Capita quotidianamente di “incontrarlo” nelle pagine di un libro o di un quotidiano. Non c’è fatto socio economico che non ci riconduca alla sua azione di civil servant. Peraltro, l’aggettivo civile è stato uno dei più usati dal maestro per indicare una persona civile (si pensi alla descrizione del prezioso Ernesto Rossi) o a quella civiltà limitata in cui si era ridotto il nostro Paese visto con i suoi occhiali di osservatore acuto, attento e con la coscienza della persona per bene.

Fattacci. Storia di un’ordinaria follia famigliare

Nel 1993 l’Italia fu sconvolta da un caso di omicidio familiare senza precedenti: Rosalia Quartararo uccise la figlia diciottenne e ne occultò il cadavere in una roggia della Bassa lodigiana. Per gli inquirenti il movente fu passionale: la donna si sarebbe innamorata del fidanzato della giovane e, in preda a un furioso attacco di gelosia, avrebbe eliminato la «rivale» con ferocia inaudita. Rosalia fu condannata all’ergastolo e inserita nei trattati di criminologia tra le assassine più spietate. Per cancellare l’etichetta di mostro attribuitale dai media, Gianluca Arrighi ne ha ricostruito la complessa vicenda processuale cercando di rispondere a una domanda cruciale: cosa scatta nella mente di una madre che uccide la figlia?

Battaglie di libertà

In questi ultimi tempi dominati da numerosi sintomi di degenerazione dello Stato e della società, fra cui una dilagante frattura sociale, si intravede una luce nel panorama editoriale italiano che ridona voce di chi ha dotato l’Italia di una dignità riconosciuta a livello mondiale. L’Italia di De Gasperi, di Bobbio, di Calamandrei, di Salvemini, di Basso. Ma il nobile elenco potrebbe continuare contemplando anche voci meno conosciute, virtù deboli che hanno fatto la forza dell’Italia per la forza delle idee e dell’impegno civile. 
Queste sono solo alcune delle voci contenute nell’ultimo libro di Sergio Lariccia Battaglie di libertà. Democrazia e diritti civili in Italia (1943 – 2011) Carocci Editore.
Lariccia si distingue da sempre per la sua rigorosa metodologia che non trascura mai il dettaglio. Anzi il dettaglio spesso diviene il particolare che fa la differenza, il valore aggiunto di un discorso che con quel dettaglio ne risulta notevolmente arricchito. Le note, le citazioni, una bibliografia accurata consentono all’appassionato di proseguire il cammino tracciato e facilitato dal sentiero delle parole che stimolano ogni
volta una ricerca personale o più approfondita secondo gli scenari che si aprono davanti a quel lettore che non ama la superficialità, preferendo i fatti alle interpretazioni..

Storia dell’antimafia a fumetti. Tre autori per una grafic novel civile.

Falcone è un gatto e Borsellino un fox terrier, Riina e Provenzano sono dei cinghiali, Cossiga è un ariete, Andreotti un pipistrello, Dalla Chiesa un bulldog, Vito Ciancimino è un lupo.
“Un fatto umano”, in libreriada pco tempo, è un fumetto, un omaggio poetico di grande bellezza, ma anche un racconto politico e profondamente «morale», un vero e proprio viaggio nella memoria e nella Storia, per ricordare, imparare, e – come è successo agli autori – auto-sensibilizzarci, lasciandoci contagiare dal coraggio e dalla fiducia nella giustizia che sono l’anima pool antimafia di Palermo.

La lettura e i libri negli USA. La scomparsa dei lettori.

di Gianfranco Franchi
Stando a quanto ci racconta Bruce McCall, oltre la metà dei nordamericani non ha letto nemmeno un libro nel corso dell’ultimo anno: il dato, a ben guardare, potrebbe corrispondere all’elettorato della ventennale dinastia Bush, quello forgiato sul logoro stampo reaganiano. E si tratta d’una stima prudente: equivalente al neoanalfabetismo forzista italiota, figlio della cultura catodica, a ben guardare. Tenendo presente la discreta quantità di alienati da iPhone e smartphone di ogni ordine e grado, compulsivi pigiatori di schermi liquidi e allegri sfogliatori (per ditate, si capisce) di tavolette digitali, sembra proprio che per noialtri figli della civiltà del libro, bibliomani, bibliofili e letterati vecchio stile, si sia avvicinata l’apocalisse.

Un sentiero nel caos

Ho incontrato Mario al caffè letterario. E’ il caffè letterario del parco pirandelliano del Caos, sulla sommità della collina a strapiombo sul mare,  ad Agrigento.
Lo scorgo immediatamente col suo vestito estivo di lino beige e la paglietta, guarda verso il sentiero che porta all’altura sul mare.
Lo saluto con un cenno della mano e lui alza lo sguardo vivace che traluce da sotto la falda del cappello e mi sorride, col suo sorriso buono, gentile di chi apprezza il saluto di una donna.
Mario è qui a ritirare uno dei tanti meritati premi, il premio Pirandello.
“Non potevo non raggiungere il suo “Caos” mi dice ripiegando il quotidiano sbirciato fino a che non fossi arrivata.
“Andiamo?” gli domando sorridendo e lui si alza dalla poltroncina di vimini.
E’ una bellissima giornata di sole, il sole spudorato della Sicilia  che si riverbera sui colori densi di mare, di tufo, di ulivi, di mandorli e di terra.

L’ordine sociale cosmetico è il delitto perfetto

Ho preso in prestito una frase di Concita De Gregorio, dal suo libro Così è la vita. Imparare a dirsi addio (Einaudi, 2011), un must da non perdere per chi volesse scrollarsi di dosso le visioni abbacinanti delle scorse legislature. Che c’entrano con un libro, direte voi. Ciò che spesso si ignora è che tanti comportamenti “politici”, abilmente amplificati dalla cassa dei media (spesso manovrati direttamente dall’alto, come ci ha tristemente dimostrato l’ex premier) inducono a emulazioni di massa o, più precisamente, a desiderio di emulazione. Se i genitori hanno diretta responsabilità negli insegnamenti dei figli, i padri di una nazione (i politici di turno) impartiscono anche loro (sempre volutamente) un’idea di comportamento. E così, negli ultimi vent’anni circa, chiamiamolo pure ventennio berlusconiano, pace all’anima sua, abbiamo assistito ad una sorta di copertina patinata del Governo, tra bellezze catapultate in ruoli tanto delicati quanto lontani dalle loro precedenti condotte di vita e fauci maschili spalancate stile cavernicoli in preda a raptus volitivi. “L’estetica detta l’agenda politica”, scrive De Gregorio, riassumendo in poche parole l’ordine avvilente creato da abili strategie televisive, giornalismo di basso livello, e proclami elettorali speziati da volgarità in brutta mostra.

Un reale, profondo, sostanziale rivolgimento morale

C’è un libro che ho riletto volentieri, approfittando della “quiete natalizia” non solo perché ben scritto, ma anche perché già nella parte introduttiva anticipa scenari che stiamo vivendo in questi giorni.
Si tratta de “La Società cinica” di Carlo Carboni che ha come sottotitolo fondamentale le classi dirigenti italiane nell’epoca dell’antipolitica.
In tempi in cui la mala politica ha passato il testimone (volentieri o malvolentieri) ad un Governo ancora in fase di osservazione quel rifiuto per l’enorme distacco tra società ed elite è stato per così dire congelato. Si è passati da una demolizione costante della classe politica alla curiosità per un nuovo esecutivo che prometteva “tecnicamente” lacrime e sangue. E le lacrime ci sono state…ma la politica quella del circolo chiuso nel frattempo non si è tagliata i costi e, in alcune regioni addirittura con sfida e arroganza , si sono create nuove provvidenze che definire vergognose è poco se si pensa a chi davvero “sanguina” ; con la fatica di arrivare a fine mese con il minimo dell’emoglobina per sbarcare il lunario e sfamare una famiglia. In questo senso è pienamente condivisibile l’analisi recente del Presidente della Corte dei Conti Luigi Giampaolino che con significative parole ammonisce che : L’impressione è che la corruzione in Italia sia rimasta stabile negli ultimi anni, perché non si avverte un reale, profondo, sostanziale rivolgimento morale; l’onestà, in ogni rapporto anche privato; la valenza del merito; l’etica pubblica; il rispetto del denaro pubblico e di tutte le risorse pubbliche, che sono i beni coattivamente sottratti ai privati e dei quali si deve dar conto”.