©marinaandruccioli albero bianco-nero
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Negli ultimi mesi del 2018 ho deciso di organizzare una mostra fotografica. Ricordo chiaramente il giorno in cui ho preso questa decisione: ero seduta sul letto, la giornata era finita e mi sentivo come in quei film dove il protagonista nonostante tutti gli sforzi si trova a rivivere all’infinito sempre lo stesso giorno e a trovarsi suo malgrado nelle stesse situazioni e mi sembrava di percorrere lo stesso girone dantesco senza arrivare mai da nessuna parte.

Poi d’improvviso si è affacciata alla mente questa frase: “quando sei triste prova a fare qualcosa per qualcun’altro“. Sicuramente l’ho letta in un libro, ho pensato con una smorfia, ma l’idea mi solleticava, e mi son chiesta cosa avrei potuto fare in concreto per tramutare tutto il senso di inutilità che provavo in qualcos’altro, perchè per liberarsi di uno stato emotivo che giudichiamo pessimo non serve evitarlo o sfuggirgli, serve dargli attenzione in modo da poterlo trasformare e dargli un senso. E sorprendentemente un’idea si è affacciata alla mia coscienza: potrei organizzare una mostra fotografica a dicembre, con un’asta a scopo benefico, in modo che le mie fotografie possano essere acquistate ad un prezzo ragionevole ed il ricavato avrei potuto darlo in beneficenza.
A fine dicembre la mostra era diventata realtà ed avevo anche scelto una ODV della mia zona (La prima coccola) che si occupa di bambini nati prematuramente e delle loro famiglie a cui devolvere i soldi ottenuti dalla vendita delle mie foto.

Non avevo mai approcciato il mondo delle onlus, e nella primavera successiva ho pensato di dare parte delle mie tasse a delle associazioni che suscitavano il mio interesse ed hanno una finalità che ha un senso per me, come la fondazione Make a Wish, ed è così che sono venuta a conoscenza di Still I rise.
Still I rise è un’organizzazione umanitaria indipendente fondata da Nicolò Govoni nata per aprire scuole di eccellenza in modo da offrire istruzione e protezione nelle regioni più svantaggiate del globo. Questa frase che campeggia nel loro sito, Cambiamo il mondo. Un bambino alla volta, si è impressa a fuoco nel mio cuore.

Govoni, classe 1993 è uno scrittore e attivista per i diritti umani, è Presidente e Direttore esecutivo dell’organizzazione no profit che ha fondato; Nicolò parte a soli 20 anni per la sua prima missione di volontariato nell’orfanotrofio di un piccolo villaggio in India, pensando di rimanerci 3 mesi e qui trova finalmente il senso della sua vita, quella vita che lo faceva sentire vecchio e soffocato dalla civiltà occidentale.
Ha scritto diversi libri, tutti assai interessanti, in cui racconta la sua storia e le sue esperienze con i bambini che frequentano le sue scuole sparse nelle zone più povere del mondo, ma io voglio parlarvi di Bianco come Dio: il titolo viene dalle parole che un vecchio dice a Nicolò e sono proprio queste parole che daranno il titolo al libro.
Bianco come Dio l’ha scritto mentre costruiva Masì, la prima scuola per minori vulnerabili nel campo profughi di Samos in Grecia, qui, ci dice, ha riscoperto la vita. “Noi occidentali non viviamo davvero, mi sono detto, noi sopravviviamo. Il tepore della terra rossa sotto i piedi e le risa dei bambini intorno a me. Chiudo gli occhi e scuoto il capo, io resto e mi dedico a questi bambini. Nei quattro anni successivi costruisco un dormitorio, salvo l’orfanotrofio dalla chiusura, mando i piccoli a scuola e i più grandi all’università. Nel 2017 i bambini sono tanti da mandare a scuola e i fondi insufficienti. Per la prima volta temo di non poter tenere fede al mio impegno. Scrivo Bianco come Dio in un mese. non c’è tempo. Lo auto pubblico. Spero di coprire le spese per le rette. Bianco come Dio fa questo e molto di più: diventa un caso editoriale”.
Il resto, come si dice, è storia.
Ogni pagina, ogni frase luccica in questo libro, “Ho perso si, ma sebbene non possa salvarli, posso offrire ai mei bambini gli strumenti per costruirsi una vita migliore”, “sono infiammato da un gigantesco bisogno di giustizia”, “barcollo ma resisto, sebbene sia stato sconfitto so che esiste un mondo migliore, perchè l’ho visto e lo vedo riflesso ogni giorno negli occhi dei miei bambini”, “Desidero una vita colma di significato, non di roba. Questo è il mio mantra: fai della tua vita un capolavoro, e il mondo diventerà un’opera d’arte. E non lo faccio mica gratis: mentre io insegno ai bambini a vivere la vita, loro mi insegnano ad amarla. Esatto. Celebrare la vita significa farne il miglior uso possibile, e alleviare il dolore altrui è la miglior vita che io possa vivere”.
Utopia? Belle parole, ma poi la realtà è un’altra cosa?
Giudicate voi stessi: www.nicologovoni.com

Marina Andruccioli


Il libro:

Nicolò Govoni,
Bianco come Dio,
Rizzoli,
ed.2018, pp. 220


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