.
di Marina Andruccioli
Qualche tempo fa una coppia di genitori e’ venuta nel mio ufficio per dichiarare la nascita del proprio figlio appena nato.
Il piccolo piangeva per la fame, allora ho suggerito alla mamma di accomodarsi nell’ufficio accanto al mio, vuoto, per allattarlo in pace, mentre io redigevo l’atto di nascita.
Ed ecco che, arrivato il momento di firmare l’atto il papà si alza, si avvicina alla porta socchiusa dell’ufficio dove era appartata la moglie ed invece di entrare, come mi sarei aspettata, si è fermato ed ha bussato delicatamente, aspettando rispettosamente un cenno dall’interno.
Il rispetto, la gentilezza, l’accortezza e la dolcezza di quel piccolo gesto mi ha profondamente commosso, ed ho voluto cominciare così questa recensione per contrasto, per bilanciare l’inizio del libro “La passione di Artemisia”. Susan Vreeland ci accoglie sulla soglia delle prime pagine con Artemisia, giovane, bella e talentuosa pittrice, violentata da un amico del padre, che le aveva offerto la sua esperienza per guidarla ed istruirla con il suo sapere. Ci apre le porte del processo-farsa al suo stupratore, dove lei stessa deve discolparsi per un qualcosa che ha subito ed è oggetto di scherno e ricoperta di insulti e subisce l’ennesima umiliazione da parte del suo stesso padre, il quale addirittura patteggia la pena a sua insaputa.
Questo intenso libro ci prende a bordo con sè da qui, dalle secche in cui pare essersi arenata la vita di Artemisia Gentileschi: a questo punto dell’ansa della sua vita, invece, questa donna coraggiosa ed orgogliosa dispiega le vele del suo talento e prende il largo donandoci la sua arte intrisa di tutta la sua passione e la sua testardaggine, e la Vreeland tratteggia per noi la sua vita e la sua arte e fa rivivere nelle sue pagine una Roma, una Firenze e una Napoli seicentesche.
Qualche anno fa ho raggiunto Firenze con un mezzo davvero inusuale, il cosiddetto treno di Dante, ovvero un treno storico che attraversa l’appennino tosco-romagnolo tra Ravenna e Firenze.
Arrivata a Firenze ovviamente tra le tante tappe mi sono fermata anche a visitare gli Uffizi, dove ho potuto ammirare il famosissimo quadro Giuditta che decapita Oloferne, di Artemisia Gentileschi.
A dirla tutta, mi affido alle guide per rimpolpare un po’ il mio sapere alquanto scarno in fatto di arte, ma leggere queste parole mi ha riportato immediatamente di fronte a quel quadro, ed a provare nuovamente quelle intense emozioni provate dinnanzi al dipinto: “Cancella il dolore con i tuoi pennelli, cara. Dipingi sopra il dolore, finchè non ne rimanga traccia” …. “Questa è la grandezza della tua arte: riuscire a proiettare in un capolavoro i tuoi sentimenti e le tue esperienze”.
Non è magnifico e potente e catartico questo insegnamento che Suor Graziella dà ad Artemisia?
Immettere in quello che facciamo i nostri sentimenti e le nostre esperienze.
Come sempre, lascio che siate voi a scoprire gli avvenimenti narrati nel libro, preferisco invece condividere ciò che la lettura mi ha lasciato: ci sono gesti di rispetto, come quello del papà che vi ho raccontato, che ci sorprendono oggigiorno, anche se non dovrebbero affatto. Non ci sorprende più, purtroppo, la cronaca attuale che ci racconta delle tante violenze alle quali siamo esposte noi donne.
Senza inciampare in leggère ovvietà, desidero chiudere con questa considerazione: tutti noi (uomini e donne, ovviamente) abbiamo subito piccole o grandi violenze nel corso della nostra vita, e cerchiamo di mettere in campo le nostre risorse per cicatrizzare le ferite.
Ma usare la forza e l’esempio di chi è passato prima di noi, è una miniera inesauribile a cui attingere a piene mani nei momenti di fragilità.
Immagino Artemisia che con la sua forza e determinazione ci indica come impugnare un pennello per dipingere grandi e meravigliosi fiori sulle ferite, che me le figuro come una parete sporca e piena di graffiti e di graffi, e a questo modo di guarire non avevo mai pensato: mischiare il dolore con il bello dei sentimenti e delle esperienze, finchè il dolore non ti riesce di riconoscerlo più.
La bellezza racchiusa nei libri non smetterà mai di stupirmi.
per Bookavenue, Marina Andruccioli
Il libro
Susan Vreeland,
La passione di Artemisia,
Beat edizioni
ed.2010 pp.320
.
ultimi articoli dell’autore