Definito LLL Living Literary Legend, in occasione della celebrazione del suo 75mo compleanno, Philip Roth ha donato la sua vita alla scrittura. E’ scomparso all’età di 85 anni e il mondo è un posto più triste dove vivere da ieri.
Considerato già un grande con i suoi racconti d’esordio Goodbay Columbus, Roth ha scritto moltissimo nella sua carriera differenziando tre aree distinte il suo lavoro. Quella famigliare e autobiografica (leggi Patrimonio, a proposito della morte di suo padre), ha indagato il tempo della società americana con grandissimi romanzi (la Pastolare: un vero capolavoro e gli altri due che seguono, La macchia umana, Ho sposato un comunista), consacrato con Il Lamento di Portnoy, una audace tragicommedia post rivoluzione sessuale, e la grande ironia di Zuckerman: il suo alter ego sulla carta con il quale si è divertito a raccontare molto della sua esistenza di scrittore cui ha dedicato diversi libri fino al Fantasma esce di scena.>>
Ha avuto un bel caratteraccio: ne hanno fatto le spese i suoi intervistatori caduti nella trappola della retorica definendo i suoi romanzi come “letteratura ebraica”, una soffocante distinzione che ha sempre irritato Roth.
Philip Roth nasce a Newark, nel New Jersey, nel 1933. Viveva tra l’Upper West Side di New York e una casa nella campagna del Connecticut. I genitori appartengono alla piccola borghesia ebraica della città, ed è lì in quella piccola comunità di provincia che lo scrittore inizia ad osservare la sua gente e costruire – seppure ancora solo idealmente – le sue prima storie e i suoi primi personaggi. Raccoglie storie, osserva, cataloga tic che poi ingrandirà e trasformerà nel grande ritratto dell’America (i suoi romanzi in Italia sono pubblicati da Einaudi e sono stati poi raccolti in un volume Meridiani Mondadori, curato da Elena Mortara. Altri due Meridiani, curati da Paolo Simonetti, sono attesi per ottobre e per la primavera 2019).
Ha vinto praticamente tutto quello che c’è da vincere in campo letterario. E se non fosse stato per i pregiudizi intellettuali di quei parrucconi dell’Accademia di Svezia, avrebbe ben meritato il Nobel da diverso tempo in specie quest’anno a vedere come è finita con lo scandalo che ne ha sospeso la premiazione. L’accademia ha perso una grande occasione ma il mio scrittore più amato è morto sapendo che non lo avrebbe vinto anche quest’anno.
se non lo avete ancora fatto, leggete:
– Lamento di Portnoy – (Einaudi)
– Zuckerman scatenato – (Einaudi)
– Pastorale americana – (Einaudi)
– Everyman – Philip Roth (Einaudi)
– La macchia umana – (Einaudi)
dopo, ne uscirete davvero cambiati; forse migliori.