C’è solo questa cosa in fondo, qui sul petto. Come quando quella volta in albergo stavo mescolando il latte nella tazza e il cucchiaino ha sbattuto contro qualcosa nel fondo come se ci fosse, che so, un’incrostazione, un grumo di zucchero rappreso.
Ricordo di aver lasciato il cucchiaino e aver guardato nella tazza con ribrezzo senza poter penetrare il bianco del latte. La mamma poteva pur continuare a parlare, ma io non l’avrei mai bevuto. Prendemmo un’altra tazza e versammo il latte lentamente. Il fondo era pulito, c’era solo una piccola imperfezione nella ceramica. Tutto qui.
Ecco, non so contro cosa sbatta il cucchiaio che mi sta rimescolando da ieri sera, so solo che se fossi una tazza di latte, sarebbe meglio che nessuno mi bevesse prima di aver verificato.
Capita a volte, non solo ai ragazzi, di vivere le cose che ci accadono come fossero segnali indecifrabili di un universo sconosciuto. E allora ci sentiamo, persi, privi di una direzione, senza una strada abbastanza sicura da seguire.
Per questo Emma si affida alla sua pallina magica n.8 alla quale pone domande semplici da cui si aspetta solo un sì o un no, che possamo aiutarla a canalizzare il futuro incerto che l’attende. Cammina così Emma, fragile equilibrista, su fili di segni e parole che sembrano sfuggire alla sua comprensione.
Ma spesso le cirocostanze diventano più complesse e allora non basta un semplice sì o no, per sapere se e come riuscire a dare senso a ciò che accade. E il fragile equilibrio costruito da Emma sembra incrinarsi, la pallina scivola, prendendo velocità, come su un piano inclinato, verso qualcosa che sfugge completamente al suo controllo.
Piccole e grandi cose che la rendono sempre più smarrita e sola: la sua amica Vittoria la scarica senza tante remore per la partecipazione al gruppo mascherato di Carnevale; suo padre, malato da tempo, è stato chiamato per un trapianto di rene, nonostante questo momento era sempre stato prospettato come molto lontano; sua madre, in cerca anche lei di un segno di speranza, sparisce per un giorno, per andare a trovare in un convento una cara amica di università, senza dire tuttavia a Emma assolutamente nulla; e ultimo, ma non per importanza, Emma si ritrova nella lista dei segreti spacciati, una specie di delazione collettiva che nessuno sa chi scriva, ma che compare occasionalmente a anticipare o svelare cose che nessuna ragazza o ragazzo vorrenne mai dire. Emma risulterà iscritta così, secondo la lista, nel gruppo RPS, recupero-potenziamento-sostegno. Si perchè Emma sono anni che combatte, senza esito, con il suo disagio, la dislessia, senza che nessuno abbia mai neanche ventilato l’ipotesi di poterle dare il nome giusto a questa difficoltà.
Ad Emma questo sembra solo l’inizio della fine, motivo per il quale, decide di firmare da sè il foglio di autorizzazione che dovrebbero invece conoscere i suoi genitori. Emma si vergogna e soprattutto non vuole caricare ulteriormente di preoccupazioni i suoi genitori. Il silenzio sembra così occupare ogni spazio residuo dentro e fuori la vita di Emma, i dialoghi tra lei e i genitori si fanno rarefatti, abitudinari e scontati. Solo Mathias riesce a strapparle qualche sorriso, anche lui finito qualche tempo primo nella lista dei segreti spacciati, perchè semplicemente diverso dagli altri suoi coetanei.
Ma a volte anche ai piani più inclinati si può invertire la direzione di movimento. Il gruppo di sostegno infatti non è affatto come Emma lo immagina, e, con sua grande sorpresa c’è anche Mathias, che lo frequenta per non stare da solo. Alla guida dello strampalato gruppo di ragazzi c’è la meravigliosa figura di un’insegnante, Alessandra, che sa valicare confini e barriere, per sedersi accanto ai ragazzi e infondere in loro, fiducia e coraggio, prima ancora che nozioni.
Emma sperimenterà però paura e disagio, soprattutto di fronte alla più grande prova che l’attende, il trapianto di suo padre grazie all’unico donatore possibile in tempi così brevi, sua madre. Emma lo scoprirà da sè e nessuna caccia ai segni potrà tutelarla dall’angoscia e dalla delusione di non sapere. Sarà Alessandra ancora una volta a aiutarla a trovare le parole giuste per dire a sè stessa, prima di tutto, che non c’è da vergognarsi ad avere paura, ad essere diversi, che le parole sono sempre foriere di speranza quando vengono gettate come ponti, questa volta sì di sostegno, tra gli esseri umani. Emma saprà così ritrovare il suo spazio di accoglienza dentro di sè e nel mondo, il suo posto nella sfilata di Carnevale accanto a Mathias, il suo posto nella sua famiglia così coraggiosa e speciale, un posto del quale tuttavia dovrà essere lei per prima ad aver cura e far crescere.
Un libro intenso, vero, delicato, che scorre lieve, eppure denso di emozioni, che non vuole avere come tema centrale la dislessia, ma quel momento particolare della crescita, che tutti ci riguarda a tratti, nel quale non basta mettere in fila lettere per decifrare un messaggio, un segno premonitore, perchè più di ogni cosa è necessario l’ascolto e la condivisione, la fiducia, e il sostegno delle persone che amiamo
Informazioni tecniche
Titolo: Le parole giuste
Autore: Silvia Vecchini
Editore: Giunti Junior
Codice: EAN 978-88-09-79345-3
Formato: 22×14,5 cm
Pagine: 140
Prezzo indicativo: € 9,90 cartaceo
Età di Lettura: (10)