Le canzoni di Niccolò Fabi sono come un buon vino. Sprigionano sapori che fanno pensare alla terra, alle terre più diverse. Al sapore del silenzio di un navigatore solitario in un viaggio che trova senso solo in se stesso, nell’essere viaggio. Sono poesie che entrano nell’anima che fanno compagnia con forza rara e trasparente. Una traiettoria chiara ed intensa in un universo di coerenza senza mai cedere alla società dell’apparire. Niccolò non risente delle trasformazioni mediatiche.
Nicolo è. Non appare. Vive, respira, descrive luoghi, momenti, fissa immagini con rara sensibilità artistica e personale. La sua scrittura è sempre un viaggio fuori dal tempo e dallo spazio. E’ fare musica senza compromessi, una splendida fusione di suoni e parole. Il primo ascolto di “una buona idea” è stato per chi ama Niccolò una perla. Un ritorno dai mille significati. Ma per coloro che lo seguono da sempre non si tratta di un ritorno in senso stretto poiché ci sono canzoni, che nel frattempo, hanno aiutato a “costruire” le rispettive vite. Con lui tutti siamo “” frutti che da terra guardiamo il ramo “con uno slancio che ci porti verso l’alto” E in queste parole che seguono c’è tutta la passione civile del cantautore romano “
“Sono orfano di pomeriggi al sole, delle mattine senza giustificazione
Dell’era di lavagne e di vinile, di lenzuola sui balconi
Di voci nel cortile
Orfano di partecipazione e di una legge che assomiglia all’uguaglianza
Di una democrazia che non sia un paravento
Di onore e dignità, misura e sobrietà
E di una terra che è soltanto calpestata
Comprata, sfruttata, usata e poi svilita
Orfan di una casa, di un’Italia che è sparita
Mi basterebbe essere padre di una buona idea… “
Per Niccolò ben può valere questa bella frase di Antonio Tabucchi ” La vita è una musica che svanisce appena l’hai suonata. La musica è più bella della sua partitura, non c’è dubbio. Ma della musica, quando è stata suonata, nella vita resta la partitura.”
Chiudiamo gli occhi e immaginiamo una storia. Quella storia che è la conseguenza delle nostre vite, di quello che ci capita. Di quello che vorremmo che fosse e poi puntualmente viene smontato dal corso delle cose sinuosamente indipendente dalle nostre volontà . Nei testi di Niccolò c’è la vita che scorre, con i suoi alti e bassi. Senza celare la malinconia o i momenti di strana euforia, quei momenti illogicamente allegri che Gaber cantava alle prime luci del mattino “io sto bene come uno quando sogna, non lo so se mi conviene ma sto bene che vergogna”.
Ecco, Niccolò è da molti anni di diritto tra i più grandi poeti e cantautori italiani per la sua produzione di nicchia, raffinata ed esistenziale che tocca le corde dei sentimenti più intimi. Un infinito “respirare”. Una particella “elementare” che si diffonde nell’ambiente della società con la delicatezza di chi in punta di piedi abbraccia la chitarra ed Ecco che le emozioni diventano sentimento allo stato puro.
Per tutto questo, grazie Niccolò.
ANTONIO CAPITANO