
La vita media degli italiani si allunga e mentre il nostro paese invecchia, altri si svuotano per andare incontro a nuove prospettive di lavoro, come per fare le badanti ai nostri anziani più soli. Nel 2030, secondo il Censis, la crescita della domanda di servizi di assistenza porterà il numero degli attuali badanti a più di 2 milioni. Loro arrivano in Italia e a casa loro restano i figli. Accade in Romania, Moldavia, Ucraina, Polonia o Russia. Li chiamano “Orfani bianchi”, e l’Unicef dichiara che attualmente sono almeno 350mila in Romania, 100mila in Moldavia. Sono bambini che cadono in depressione, rischiano l’alcolismo, l’uso di droghe. Qualche bambino decide di suicidarsi, un atto estremo che riporta l’attenzione su di loro, per un attimo, dopo lunghe attese, troppo dolorose da sopportare, convinti di essere stati dimenticati… >>


a cura di Giovanni Peresson per il 

C’era una volta una bambina che ascoltò una storia. La storia si intitolava La Sirenetta ed era così triste che la bambina decise di riscriverla. La bambina cominciò ad andare a scuola e la scuola era lontana. Dovendo fare ogni giorno una lunga camminata, si mise a inventare storie per passarsi il tempo. Finché nel 2013 – aveva ormai 82 anni – la bambina ricevette il Premio Nobel per la Letteratura con questa motivazione: “Maestra del racconto contemporaneo”.
Comiciamo male. Mentre mi appresto a scrivere di Otis Clay, un leggendario cantante gospel e icona della soul music e del blues, è arrivata la notizia di David Bowie. 


Erano scatoloni piuttosto comuni: vecchi contenitori pieghevoli di cartone ondulato, non diversi da quelli che prendono polvere in milioni di cantine e solai. Ultimi, stanchi residui del patrimonio del nostro compianto padre, erano arrivati nell’assolata casa di collina di mio fratello Nick, a Los Angeles, nell’autunno del 1994. Stranamente, provenivano dalla Germania. Nostro padre, Bernard Goodman, era morto a Venezia alcuni mesi prima — il giorno dopo il suo ottantesimo compleanno — mentre nuotava nel mare Adriatico. La sera precedente aveva gustato una cena squisita all’Harry’s Bar. Cipriani, il proprietario, gli aveva offerto una bottiglia di grappa della casa. Rinomato atleta ai tempi dell’università, mio padre era sempre rimasto fisicamente attivo — non fu il suo corpo che la vita spezzò — e, nonostante l’età, era un abile nuotatore. Secondo le autorità, ebbe un colpo apoplettico o un attacco di cuore e perse coscienza in acqua. Quando Eva, la sua compagna già da anni, gridò e agitò le braccia dalla riva, i bagnini si tuffarono in mare e lo trascinarono fuori, ma era troppo tardi. Fu dichiarato morto per annegamento.