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Quando sono immersa in quella sensazione di impotenza che si prova quando subisci un torto o un’ingiustizia, quando sono triste, quando le giornate “no” si susseguono a ritmo incalzante, allora metto in pratica la mia infallibile strategia: guido per una ventina di minuti, entro nell’edificio e mi intrattengo nei corridoi e nelle salette d’aspetto per il tempo necessario. Osservo i volti di chi seduto aspetta nervosamente o con rassegnazione, osservo le mani strette attorno ai fogli o abbandonate in gembro: solitamente una mezz’ora trascorsa in un qualunque reparto dell’ospedale mi è più che sufficiente a diminuire il mio carico emotivo e cambiare punto di vista su quello che mi angustia.
Credo che mensilmente si debba mettere in pratica questo piccolo trucco per ri-orientare e cambiare l’angolazione dalla quale osserviamo la nostra esistenza e i problemi che ci affliggono. A volte però la vita ci mette di fronte al dolore più grande di tutti, la morte di una persona cara, e accettarlo potrebbe essere troppo difficile, tanto che alcune persone cercano a tutti i costi un modo per non lasciar andare i loro cari.
Siamo a Belfast, anno 1914: William Jackson Crawford è un ingegnere, insegna nell’istituto tecnico municipale, è sposato ed ha tre figli. Il dolore affossa la sua tranquilla vita quando suo figlio Robert muore, e la giovane moglie nel tentativo di affrontare quel dolore immenso inizia a frequentare il circolo della famiglia di Kathleen, una giovane medium molto dotata e altrettanto popolare nella grande città.
William scopre questa sorprendente quanto sotterranea attività, lo spiritismo, e convinto si tratti di una truffa ben congegnata, decide di impegnare la sua mente analitica per svelare il raggiro, per sbugiardare la giovane medium mettendo a nudo la meccanica degli spiriti.
Il particolare titolo di questo libro mi ha subito colpito, e scorrendo la trama ho deciso di leggerlo: la storia che West (giornalista della BBC, conduttore radiofonico ed ora anche scrittore) ha battuto sui tasti per portarla all’attenzione del grande pubblico è basata su una storia vera. La medium Kathleen Goligher è realmente esistita, come pure è esistito William Jackson Crawford, l’ingegnere degli spiriti, come fu soprannominato, che inizialmente scettico ha poi scritto ben tre libri sostenendo lo spiritismo e divulgando le sue scoperte sulle apparizioni a cui aveva assistito in ben sei anni.
Come sempre mi limito a dirvi il minimo indispensabile per solleticare la vostra curiosità e se vi piacciono i libri che mischiano atmosfera gotica, finzione ricamata talmente bene sulle vicende realmente accadute da diventare apparentemente parte integrante del tessuto della storia, colpi di scena e suspence questo è un libro ben scritto che racchiude tutto questo, e anche di più: alcune sorprendenti (fidatevi, davvero piacevolmente sorprendenti) pagine includono due special guest di tutto rispetto.
“Mentre raccontavo dei colpi, del raspare, della lampada rossa e della metamorfosi straordinaria della ragazza, l’intera faccenda sembrava completamente assurda. Assurda, eppure… Ricordavo il corpo privo di energie della ragazza dopo che il velo le era stato tirato via. La levigatezza della sua pelle umida. Lo sguardo vacuo nei suoi occhi limpidi, impietriti. Nessuna donna di quella tenera età, neppure cresciuta in un circo del genere, avrebbe potuto simulare un’approssimazione tanto convincente dell’orrore. E Robert. La sua voce era parsa così presente, così reale: come se mi stesse parlando da dietro una tenda. Vivo”.
Cos’altro aggiungere se non buona lettura e … lasciate accesa una lampada, non si sa mai.
Marina Andruccioli
il libro:
A.J.West,
La meccanica degli spiriti,
Neri Pozza,
trad. Irene Abigail Piccinini
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