Quali sono i punti fermi – o che provano a esserlo – nella nostra vita di donne?
“Trenta metri di libri o l’equivalente in chili” possono cambiare la vita di Brunella e della zia Luce?
La prostituta Gisella saprà adeguarsi ai “marciapiedi” digitali?
L’ingegner Mascagni supererà positivamente il colloquio di lavoro “malgrado” sia donna?
E le abitanti di Seborovsk – Siberia – che per protesta fermano il treno otterranno ciò che disperatamente desiderano?
Donne che fanno paura perché hanno un cervello o che vivono solo di apparenza, donne vittime della violenza o che nonostante tutto cercano un loro posto nel mondo.
E gli uomini? A dirla tutta non ne escono molto bene nei racconti che compongono Punti e interrogativi, pubblicato da Antonio Tombolini Editore nella collana Oceania dedicata agli scrittori italiani che vivono all’estero. Ma è chiaro che l’intenzione di Manuela Bonfanti non è quella di raccontare situazioni serene e normali, bensì dei bivi a cui spesso conduce la vita, occasioni in cui bisogna decidere – o capire – in fretta la strada da prendere. Mettere un punto o una virgola?
E perché alla fine ci si ritrova sempre con un punto interrogativo?
Quattordici storie assai ben scritte in cui le donne sono protagoniste o comprimarie, ma tutte prima o poi consapevoli – come pensa la sarta Margherita – che “se c’era una vita da rammendare, voleva che fosse la sua”.
Punti e interrogativi di Manuela Bonfanti (Antonio Tombolini Editore, 2016)