Nei giorni scorsi è arrivato sul tavolo del nuovo sottosegretario con delega all’Editoria, Giuseppe Moles, un appello affinché recepisca le indicazioni del Parlamento, già approvate all’unanimità dalla Commissione Cultura, per salvaguardare migliaia di posti di lavoro, centinaia di aziende e soprattutto il diritto dei cittadini a informarsi liberamente. Un tema che in questi giorni (vedi il caso dei vaccini) sta tornando prepotentemente di attualità.
Paolo Lattanzio (Pd), è membro proprio della Commissione cultura ed è fra i parlamentari che negli ultimi anni più si sono interessati al settore dell’editoria.
Onorevole Lattanzio, da cosa nasce l’esigenza di questo appello, tra l’altro trasversale visto che raccoglie le firme di rappresentanti di tutte le forze politiche, al sottosegretario Moles?
«Dall’esigenza di rimarcare come la Commissione cultura sia riuscita, attraverso un lungo percorso di confronto e di lavoro condiviso, a guadagnare l’attenzione del mondo politico sul tema dell’editoria che solitamente finiva schiacciato dagli altri argomenti di competenza che vanno dalla scuola all’università, ai beni culturali… Da qui la richiesta di essere ascoltati per elaborare risposte celeri ed adeguate alle esigenze del settore».
Un lavoro, tra l’altro, che dovrebbe sfociare alla fine nell’attesa riforma dell’Editoria, no?
«Già con il sottosegretario Andrea Martella era iniziato un buon dialogo per arrivare ad un Piano di rinnovamento del settore dell’editoria. Con il cambio di governo abbiamo ritenuto importante sottolineare quelle che a nostro avviso sono delle priorità al nuovo sottosegretario. Il primo messaggio è politico, ovvero che la Commissione Cultura questa volta sia compatta. E si tratta di un messaggio forte. Il secondo è molto concreto, e sono le idee che abbiamo su quanto serva realmente per il settore e sulle quali lavorare».
E dal sottosegretario Moles cosa si aspetta?
«Il mio è un auspicio, ed è quello di coinvolgere la Commissione cultura partendo da una risoluzione politica unitaria che, lo ripeto, è particolarmente significativa. Entro il 18 marzo, poi, dovremo dare un parere sul Pnrr (il Piano nazionale di rilancio Ndr). E per farlo in ma niera approfondita abbiamo chiesto contributi a tutti gli addetti ai lavori del settore. Per l’editoria abbiamo raccolto 35 preziosi contributi, sulla base dei quali costruiremo il nostro parere. Per quanto riguarda l’editoria, però, nel Piano c’è poco. Ed è per questo che abbiamo indicato al sottosegretario Moles quali siano i progetti sui quali agire. Si dovrà prevedere un credito di imposta per la distribuzione, per garantire un sostegno alla tiratura e alla capillarità della diffusione della stampa in tutta Italia; dovrà essere inserita un’agevolazione Iva per prevedere, anche nel 2021, l’applicazione dell’imposta sul commercio di quotidiani e di periodici secondo il medesimo regime del 2020, in relazione al numero di copie consegnate. E servirà un Fondo straordinario a sostegno dell’editoria con interventi a sostegno dell’innovazione grazie ai quali contrastare la chiusura di molte imprese editoriali e il rischio di desertificazione del panorama dell’informazione. Non mi stancherò mai di ripeterlo: dobbiamo guardare a tutta la filiera; dobbiamo pensare alle imprese e ai lavoratori, che sono l’uno legato a filo doppio all’altro. E poi c’è il tema generale della riforma complessiva del settore. Per portarla a termine serve coraggio e forza. Ma questo governo ha tutto per riuscirci…».
Non la sorprende che anche il Movimento 5 Stelle abbia firmato il vostro appello?
«In prospettiva dobbiamo pensare davvero che con il Covid nulla è più come prima. Sono cambiate le cose dal punto di vista degli equilibri. e poi, a livello di Commissione cultura, è stato fatto un reale lavoro di approfondimento che ha contribuito a chiarire moltissime cose».
E adesso?
«Dal sottosegretario ci aspettiamo un’audizione entro due settimane ed un lavoro costante di coinvolgimento, perché la Commissione cultura può e vuole essere parte integrante del lavoro di riforma che dovrà essere portato avanti. E ci aspettiamo un confronto pubblico sulla qualità dell’informazione, perché in questi mesi si sta giocando una partita con la vita delle persone. Senza dimenticare – e lo dico anche a costo di ripetermi – che lo solleciteremo a una riflessione sul fondo per il pluralismo, che mai come in questo momento è importante».