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Una storia in apparenza semplice
Come Paul Auster si svegliò una mattina da sogni inquieti e si trovò trasformato in un cane... sembrerebbe (ma non lo è) l'incipit giusto per un racconto come "Timbuctú", una storia apparentemente semplice narrata dal punto di vista di un cane.
Auster è conosciuto come uno scrittore a cui piace sperimentare, mettersi in gioco. Forse per questo è uno degli autori più originali e meno prevedibili.
Chi ama la sua scrittura liscia come la seta riconoscerà in "Timbuctú" alcuni temi familiari come la natura della solitudine e della memoria, il padre perduto e il figlio abbandonato, il confronto tra l'individuo e il vuoto...
La vita è una scatola di biscotti
Quando ho sentito nominare per la prima volta Haruki Murakami è stato per il libro "Norwegian Wood" di cui parecchie persone mi avevano raccontato.
Appena ne ho sentito parlare subito mi sono chiesto che cosa poteva scrivere uno scrittore giapponese a proposito dei boschi norvegesi.
"Norwegian wood. Tokyo blues" in realtà ha ben poco a che fare con la Norvegia, ma sull'omonima canzone dei Beatles ha tanto da dire.
Il viaggio dell'elefante
Pieno di fascino e con un tocco sapiente di stravaganza, "Il viaggio dell'elefante" di Josè Saramago si legge come una favola per adulti, ma come favola non è affatto semplice.
E' forse il suo libro più ottimista, divertente e magico. Uno scritto sornione, avvincente, una storia di tenero umorismo in cui il lettore si troverà piacevolmente invischiato.
Messo su carta verso la fine della sua vita, "Il viaggio dell'elefante" è un racconto di amicizia e avventura dalla prosa incantevole ricco di ironia e di empatia.
Nasce dall'intenso amore di Saramago per il nonno materno, Jerónimo, un guardiano di porci analfabeta che lo ha introdotto alla magica arte della narrazione.
Vargas Llosa e la Casa Verde
Nabokov diceva che la curiosità è "insubordinazione allo stato puro". Di sicuro ci fa aprire al nuovo e il premio Nobel assegnato a Mario Vargas Llosa ha stimolato la mia di curiosità facendomi avvicinare per la prima volta a un suo libro scritto in uno stile diverso da qualsiasi altro. Nuovo, appunto.
Uno dei romanzi più difficili che abbia mai letto, e, di conseguenza, di gran lunga uno tra i più gratificanti.
"La Casa Verde" di Vargas Llosa si svolge in due luoghi fondamentali: la città alta e secca di Piura e la regione amazzonica del Perù.
A Vargas Llosa il Nobel della letteratura 2010
Scrittore, giornalista e politico fra i più importanti del suo tempo, Mario Vargas Llosa è un artista a tutto tondo, capace di sfornare romanzi che sfiorano il sublime così come di impegnarsi in battaglie civili che assorbono gran parte delle sue energie (anche se lui si definisce uno schiavo volontario e felice della letteratura). Fine polemista, ama l'affondo paradossale e il resoconto vivace delle sue disavventure e delle sue idee.
Nato a Arquipa (Perù) il 28 marzo 1936, cresciuto in Bolivia fino ai dieci anni, dopo la riconciliazione dei genitori torna a vivere in Perù. Ma il rapporto col padre è conflittuale e il futuro scrittore finisce in un collegio militare. La letteratura diventa un'evasione che lo accompagnerà per tutti gli anni universitari.
Studia prima a Lima per poi trasferirsi a Madrid e lì concludere il percorso universitario.
Torno tra qualche minuto. Vado a sposarmi
Michela Murgia, vincitrice del Campiello e nostra beniamina, si è sposata stanotte con una scusa: "vado a fare una festa per il Campiello" ha detto. A Bookavenue le vogliamo molto bene ed è per questo che le facciamo degli auguri pubblici.
Destinato a diventare un classico?
La scrittura di C.E. Morgan, così profonda e riflessiva, è stata paragonata a quella di John Steinbeck, Flannery O'Connor, ma anche a Marilynne Robinson (perché affronta la questione della fede) per restare tra i contemporanei.
Il suo modo di scrivere è davvero qualcosa di speciale e con "Tutti i viventi", ha dimostrato una profondità e una sensibilità ricca di intuizioni che raramente si riscontrano in un romanziere all'esordio.
Tanto di Campiello
di Michela Murgia
E ci siamo.
Il Campiello è a centro tavola e io non mi sono ancora stancata di dire grazie a tutti quelli che chiamano, scrivono, bussano alla porta, commentano su facebook e mi fanno arrivare la loro gioia e soddisfazione tramite amici e conoscenti.
Grazie, davvero.
Grazie agli amici che mi hanno salutato all'aeroporto di Venezia con i fiori e quelli che mi hanno accolto all'aeroporto di Elmas con le vuvuzelas, il lancio di gueffus e i cartelli di benvenuto come fossi la nazionale al ritorno da una trasferta vittoriosa: le uniche lacrime di questo Campiello le ho versate con voi. Grazie alle persone che lavorano nel supermercato dietro casa, che stamattina alle otto e mezza quando sono entrata a comprare il latte sono scoppiate in un'ovazione di saluto. Grazie al mio paese intero, che ha salutato questa premiazione come un fatto comune, come sempre, come tutto.
L'angolo di Layla
Il periodo è florido.
Non capita così spesso di leggere di fila libri che ci sorprendono e soprattutto che una volta finiti ci mancano. Eppure questo momento d’oro mi è capitato…non posso far altro che condividerlo.
Signore, quando entrerete in libreria, gironzolando senza scopo, toccando le copertine qui e là, cercando di orientarvi tra la miriade di fascette del tipo “sensazionale” “indimenticabile” “avrei voluto scriverlo io” e chi più ne ha più ne metta…dirigetevi senza timore al settore dei classici afferrate Persuasione di Jane Austen e non mollatelo fino a quando non sarà posizionato sul vostro comodino.
Premio Campiello. Vince Michela Murgia
Michela Murgia ha vinto l'edizione n.48 del premio letterario più importante con l'opera "Accabadora" (Einaudi).
Con 119 voti su 300, la scrittrice ha battuto gli altri quattro finalisti: Gad Lerner, Antonio Pennacchi, Gianrico Carofiglio, Laura Pariani.