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Il fischiatore arriva in un villaggio sperduto quando è ottobre e arriva una pioggia interminabile e muta. Ha i capelli bagnati, gli occhi socchiusi e gli abiti fradici. E’ una pioggia, questa di ottobre, che bagna come qualsiasi altra e ha il dono naturale di non far rumore quando tocca terra. Il fischiatore pensa di essere avvolto in una nebbia spessa, densa, concentrata. Apre la bocca per assaggiare l’acqua e poi si siede davanti alla porta della chiesa perché una pioggia come questa non l’ha mai vista.

Sistema il fagotto sugli scalini e osserva i piccioni che circondano la chiesa e volano qua e là curiosi. Più lontano passeggia, incurante della pioggia, un branco di grigi e grassi asini. Il fischiatore entra in chiesa piano, senza far rumore. E’ mattina presto e la prima messa c’è già stata. Respirando sente l’aria invadergli i polmoni e il cuore. La bellezza dell’architettura, la luce delle vetrate, la mattina e l’ora fanno sì che cominci a fischiare. Sente che quella piccola chiesa è uno dei migliori posti al mondo per farlo e lo fa con gioia.
Tutto riecheggia all’interno della chiesetta e il fischiatore capisce che ci sono sette corridoi di fischiata, ognuno con un proprio effetto. Siccome non vede nessuno, il fischiatore va avanti coi suoi esperimenti: un po’ più forte, con dei tremolii nel suono, intona una melodia straordinaria che risveglia sentimenti, desideri, ansie. Il suono circola come un’entità autonoma che sembra far muovere anche il terreno.
Seduto sull’ultimo banco, il parroco, appena il fischiatore termina di fischiare, si asciuga le lacrime…

Il fischiatore di Ondjaki, edito in Italia da Edizioni Lavoro, è una storia di speranza, passione e realismo magico che racconta la condizione umana, l’amore, la morte, il grande potenziale delle piccole cose nascosto in ognuno di noi, il fascino per l’arte, l’umorismo e il mistero. L’atmosfera de Il fischiatore è sognante e malinconica, ma anche delicatamente divertente.
Ondjaki, giovane scrittore angolano, è un acuto osservatore e narra gli eventi con lo sguardo disincantato e limpido di un bambino. Il suo è un linguaggio vivace, intenso, brillante, molto coinvolgente.

Ondjaki
Il fischiatore
(traduzione di Vincenzo Barca)
Edizioni Lavoro
2005

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Marco Crestani

"In una poesia o in un racconto si possono descrivere cose e oggetti comuni usando un linguaggio comune ma preciso, e dotare questi oggetti - una sedia, le tendine di una finestra, una forchetta, un sasso, un orecchino - di un potere immenso, addirittura sbalorditivo. Si può scrivere una riga di dialogo apparentemente innocuo e far sì che provochi al lettore un brivido lungo la schiena… Questo è il tipo di scrittura che mi interessa più di ogni altra. Non sopporto cose scritte in maniera sciatta e confusa…"(Raymond Carver)
http://libereditor.wordpress.com/

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